domenica 30 ottobre 2011

Ponte sullo Stretto. Fedele: «Si tratta di un'opera strategica»

Ponte sullo Stretto. Fedele: «Si tratta di un'opera strategica»
Il capogruppo Pdl in consiglio regionale Luigi Fedele, nel commentare le rassicurazioni di Palazzo Chigi sul futuro dell'opera, ha ribadito che il Ponte sullo stretto è strategico per lo sviluppo del Sud
 
 
 
 
Ponte sullo Stretto. Fedele: «Si tratta di un'opera strategica»   29/10/2011 «A fronte delle rassicurazioni che giungono da Palazzo Chigi sulla prosecuzione del progetto di realizzazione del Ponte sullo Stretto cogliamo ancora una volta l’occasione per rimarcare la strategicità dell’opera per lo sviluppo della nostra regione e dell’intero Meridione». Lo afferma in una nota il capogruppo del Pdl in consiglio regionale, Luigi Fedele. «La mozione approvata dalla Camera, di fatto, non segna - aggiunge - uno stop alla costruzione della megainfrastruttura che, come ben noto, si finanzia prevalentemente attraverso la partecipazione dei capitali privati e l’utilizzo dei fondi strutturali. Non sussiste nessuna cancellazione e nessuno di coloro che hanno a cuore le sorti della nostra terra, avrebbero dovuto gioire al cospetto di una paventata sospensione del progetto. Chi si oppone, infatti, alla realizzazione del Ponte si oppone, di fatto, alla possibilità di realizzare un’opera dall’indubbio valore infrastrutturale che rappresenta un volano per lo sviluppo economico e sociale della nostra terra ed è in grado di garantire il futuro della Calabria in virtù delle ricadute positive anche in termini occupazionali e per l’indotto che andrà a stimolare». «Le posizioni - prosegue Fedele - assunte a livello nazionale da alcuni partiti politici non fanno altro che alimentare sterili polemiche che celano, peraltro male, la reale intenzione di distogliere i finanziamenti indirizzati al Mezzogiorno per destinarli ad altre aree del nostro Paese. Altrettanto, avviene per l’ostruzionismo a livello locale fondato su retaggi ideologici anacronistici o miopia verso le potenzialità offerte dal Ponte sia nella fase della sua stessa costruzione e per l’indotto che si verrà a sviluppare, soprattutto, a ultimazione avvenuta». Conclude Fedele: «E' bene ricordare, inoltre, che sono già state impiegate tante risorse su questo progetto e sarebbe da incoscienti far tramontare la realizzazione di quest’opera e con essa le innumerevoli opportunità che sono reale ossigeno per la nostra terra».

sabato 29 ottobre 2011

COMUNICATO COMMERCIALE

COMUNICATO COMMERCIALE

Altre notizie dal tema

Rischio Idrogeologico: lettera in redazione

28 ottobre 2011, 14:59 Reggio Calabria
Riceviamo e pubblichiamo una lettera firmata a più mani indirizzata al Prefetto di Reggio Calabria, dott. Luigi Varratta, e del Presidente della Giunta Regionale, Giuseppe Scopelliti con oggetto: "Documento servizio di sorveglianza idraulica".
"I catastrofici eventi alluvionali che negli anni hanno devastato la Calabria, seminando morte e terrore, hanno messo a nudo la storica fragilità e vulnerabilità dell'intero territorio Calabro, con conseguente necessità ed urgenza di attivare una politica seria e concreta di tutela del suolo e salvaguardia dell’incolumità pubblica.
La Legge n.183 del 18 maggio 1989 "Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo " dispone gli indirizzi programmatici, a cui attenersi, per l'attuazione su scala regionale del dispositivo legislativo in materia di tutela del territorio.
In particolare :
l'art. 10 , comma I , lettera F, stabilisce che le Regioni "provvedono , nei bacini di rilievo regionale, per la parte di propria competenza, alla organizzazione e al funzionamento del servizio di polizia idraulica, di piena e di pronto intervento idraulico ed a quelli per la gestione e la manutenzione delle opere".
Sulla base di quanto disposto dalla L.183 ^'articolo 2 della L.365/2000 (di riconversione del decreto Soverato), al comma I stabilisce che le regioni , "provvedono ad effettuare nell'ambito degli ordinari stanziamenti di bilancio, un’ “attività” di sorveglianza e ricognizione lungo i corsi d'acqua…".
Ha riferimento generale è al R.D. N 523/1904 - ART.93 "istituzione del servizio di sorveglianza idraulica" ed al R.D.n.2669 del 03/12/1937 (Legge quadro di riferimento che disciplina il servizio di sorveglianza idraulica).
La Regione Calabria, con delibera di Giunta Regionale n.3/50 del 07/09/1999 avente ad oggetto "organizzazione del servizio di sorveglianza idraulica" ha avviato (con contratto di lavoro interinale) il servizio di controllo dei corsi d'acqua della regione,il servizio si è rilevato di fondamentale importanza per la redazione del P.A.I.(Piano Assetto Idrogeologico).
Dal 2002 al 2009 la Regione Calabria , con bandi di gara, ha inteso gestire il servizio in regime di outsourcing ( con personale ex interinale).
Successivamente, con Legge Regionale n.31 del 19/10/2009,modificata ed integrata dalla Legge Regionale n.52 del 28/12/2009,ha disposto il "reclutamento del personale – Presidi idraulici" al fine di garantire, continuità, al servizio pubblico essenziale di monitoraggio della rete idrografica regionale.
In data 20/12/2010 l'AFOR ( Azienda Forestale della Regione Calabria) previa regolare selezione pubblica per tramite gli ex uffici di collocamento territoriali, ha provveduto ad avviare in servizio circa 300 lavoratori su scala regionale con le qualifiche di: Ufficiale idraulico, Sorvegliante idraulico ed addetti ai centri di digitalizzazione.
In data 07/09/2011 gli On. Consiglieri Regionali F.Aiello, B.Censore,A.De Gaetano,C. Guccione, con interrogazione consiliare n.168 , indirizzata all'attenzione del Presidente della Giunta Regionale On.Giuseppe Scopelliti ed all'Assessore ai lavori pubblici On. Giuseppe Gentile, denunciano il gravissimo stato di disagio tecnico-organizzativo ed economico in cui versa allo stato il Servizio di Monitoraggio della rete Idrografica Regionale e chiedono , a chi di competenza, di volere rimuovere tutte le problematiche ostative elencate che non consentono il pieno e funzionale svolgimento delle attività' di vigilanza e sorveglianza idraulica.
Dopo attenta e dettagliata analisi della situazione, ed in ossequio a quanto sopraesposto, chiedono alle Istituzioni in indirizzo ,ognuno per quanto le compete ,di volersi attivare affinchè:
A) Le attività ed il personale del servizio di monitoraggio della rete idrografica regionale venga collocato all'interno delle strutture dell'Autorità di Bacino Regionale o in subordine presso il dipartimento della Protezione Civile Regionale.
B) Il rapporto di lavoro venga trasformato da contratto di lavoro di diritto privato a contratto di diritto pubblico in quanto i lavoratori che prestato servizio sono stati assunti dopo regolare selezione pubblica.
C) Il rapporto di lavoro , ad oggi part-time di tipo verticale con copertura per soli 3 giorni settimanali !!! , venga rimodulato in full-time con copertura per l'intera settimana lavorativa con annessa reperibilità per eventi di calamità naturale in quanto il servizio di sorveglianza idraulica è ritenuto "servizio essenziale di pubblica utilità” per fini di Protezione Civile."

«Il ponte sullo Stretto non è cancellato»



«Il ponte sullo Stretto non è cancellato» L'onere complessivo dell'infrastruttura prevede la partecipazione di capitale privato. Divampa la polemica -

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ROMA Ponte sì? Ponte no? Non sembra avere fine la serie di "stop and go" che ormai dura da vent'anni. Dopo che avantieri l'aula della Camera ha approvato una mozione dell'Idv che prevede la «soppressione dei finanziamenti per la realizzazione del Ponte sullo Stretto», ieri è arrivata una precisazione da parte della presidenza del Consiglio: «La mozione approvata dalla Camera non cancella la realizzazione del ponte sullo Stretto. L'opera, infatti, è solo in parte finanziata dall'intervento pubblico. L'onere complessivo dell'infrastruttura prevede anche la partecipazione di capitale privato, l'utilizzo di Fondi strutturali e di altre fonti».
Una nota che, però, non frena le polemiche tra le agguerrite dchiere di favorevoli e contrari alla grande opera..
«È tempo di parlare il linguaggio della verità su opere come il Ponte dello Stretto. Non si può pensare di gabbare i cittadini meridionali con promesse fantasmagoriche, mentre nelle nostre realtà mancano le strade e il territorio è a rischio idrogeologico». I consiglieri regionali calabresi di Idv, Emilio De Masi, Giuseppe Giordano e Mimmo Talarico, non hanno dubbi: «Il ponte sullo Stretto fa parte di un'era di finanza allegra e bolle speculative che ha prodotto sfracelli». Per De Masi, Giordano e Talarico «i calabresi ed i siciliani non hanno bisogno di infrastrutture inutili, che collegherebbero due deserti. Hanno bisogno di autostrade sicure, linee ferroviarie efficienti, treni non da terzo mondo, un ambiente sano e di lavoro. Avere accantonato il progetto del ponte sullo Stretto, grazie alla nostra iniziativa in Parlamento, ci dà l'opportunità di riflettere sull'uso sconsiderato del danaro pubblico. E ci restituisce un protagonismo che dobbiamo attivare fin dal subito, attraverso iniziative pubbliche concrete e partecipate».
«La presenza di capitali privati per la realizzazione del ponte – secondo Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd – è solo una leggenda metropolitana. Al momento le uniche risorse vere e disponibili sono tutte pubbliche, al massimo dai privati si avranno dei prestiti garantiti dallo Stato. Il Governo si ostina, nonostante tutto, a perseguire in un progetto di dubbia utilità che toglierà risorse ad opere ben più utili per l'Italia e gli italiani».
Costruire il ponte sullo Stretto «sarebbe, già nelle opere preliminari, tanto oneroso quanto pericoloso per l'ambiente e la biodiversita» nelle aree interessate dai lavori»: lo sostiene l'associazione Slow Food, tra le promotrici del Forum nazionale «Salviamo il paesaggio» che si terrà domani a Cassinetta di Lugagnano (Milano).
Commentando la mozione approvata dalla Camera, Silvio Greco, responsabile Ambiente di Slow Food, esprime «profondo sollievo per l'interruzione di questo scriteriato progetto che – dice – ha già sottratto al Paese tante risorse. Speriamo che questa sia la definitiva pietra tombale su un'idea che – conclude – non aveva nessuna ragione di esistere».
«La mozione approvata alla Camera – ha dichiarato Nino Germanà del Pdl – non ha cancellato il progetto del ponte sullo Stretto di Messina, un'infrastruttura strategica talmente importante che il mercato e gli stessi privati stanno avallando». «Il ponte quindi si farà. Soltanto chi è politicamente ed economicamente miope – rileva – può considerare inutile la sua realizzazione, e la mancanza di prospettiva economica e lungimiranza politica è comprovata dalla circostanza che forse i detrattori dell'opera non hanno provveduto a valutare come conquistare economicamente i mercati dei 21 paesi frontalieri dell'Africa, affacciandosi sul Mediterraneo lungo tre direttrici, ovvero la Turco-Greca, la Spagnola-Portoghese e quella italiana che sarebbe potenziata grazie alla realizzazione del ponte».
«Il ponte si farà» anche secondo il sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca. Per Buzzanca, infatti, «l'esecutivo non terrà in nessun conto della mozione, e la realizzazione dell'opera non è assolutamente a rischio».
Neanche se si scegliesse di privilegiare altre opere, come la Salerno-Reggio Calabria? Gli viene chiesto. «Si tratta di discorsi che viaggiano su piani assolutamente diversi – sostiene Buzzanca – perché i finanziamenti pubblici destinati al Ponte sono solo un terzo del totale, mentre per il resto saranno i privati a finanziarlo». Il primo cittadino di Messina ribadisce infine «l'assoluta utilità del Ponte, che è strategico per il conurbamento di due grandi città come Reggio e Messina, e che consentirà finalmente la realizzazione del Corridoio europeo che va da Berlino, a Messina, a Palermo, al Mediterraneo».
«Credo che sarebbe veramente inspiegabile – afferma il presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo – se un governo che ha investito in questi ultimi 2-3 anni altre centinaia di milioni oggi si fermasse e tornasse indietro. Quindi il Ponte dovrà andare avanti». «Quella di Idv – ha aggiunto Lombardo – è una mozione per il potenziamento del trasporto pubblico locale che propone anche alcune copertura finanziaria. Quello che conta è trovare la copertura finanziaria e loro indicano anche la copertura pubblica per circa un miliardo e settecento milioni».
«Chi pensa che definanziando il Ponte sullo Stretto se ne ottengono otto di miliardi – ha aggiunto Lombardo – non ha capito niente perchè la parte pubblica è di 1,7 milioni, la parte privata è di circa sei miliardi e mezzo».

venerdì 28 ottobre 2011

L'OSPEDALE CHE VERRA' - PALMI........

Pioggia di reazioni, in testa Idv . Non mancano le “precisazioni” di Misiti e della Stretto di Messina




Pioggia di reazioni, in testa Idv e ambientalisti. Non mancano le “precisazioni” di Misiti e della Stretto di Messina

Mentre il ministro Matteoli parla di "incidente parlamentare", in una nota Misiti chiarisce la sua posizione. Per la Stretto di Messina il voto favorevole non pregiudica lo stanziamento dei fondi. Grande soddisfazione da parte dell'Idv e delle associazioni ambientaliste  -



A distanza di qualche ora dalla votazione della Camera con cui il governo, rappresentato dal vice-ministro di Infrastrutture e Trasporti Aurelio Misiti (nominato qualche settimana fa, ndr), ha accolto la mozione Idv per lo stop ai finanziamenti statali per il Ponte sullo Stretto, arrivano le precisazioni del stesso Misiti: «E' escluso che il governo non realizzi la grande infrastruttura». Nella nota, in cui si ripercorrono le tappe dell’approvazione di questa mattina, si precisa: «Il viceministro nel dare il parere a nome del Governo ha proposto una riformulazione della mozione dell'Italia dei Valori che di fatto escludesse la possibilità di ricorrere a fondi della società Stretto di Messina spa. La riformulazione non è stata accolta e tuttavia si è lasciata al governo la discrezionalità di trovare tali fondi da varie fonti. Pertanto è da escludere categoricamente che il Governo possa scegliere di non realizzare il Ponte sullo Stretto. Quindi la posizione del Governo è netta e quella personale dell'on. Misiti ancora di più. Pertanto la comunicazione data non corrisponde assolutamente alla posizione politica del viceministro Misiti».
Una precisazione “attesa”, considerando le dichiarazioni rilasciate a caldo dal “suo superiore”, il ministro Matteoli: «Evidentemente il viceministro Misiti, se è vero quanto è stato riferito, ha espresso un parere a titolo personale, che non corrisponde a quanto pensa il Governo né tantomeno il sottoscritto. Si è trattato solo di "un incidente parlamentare" che comunque non può superare la volontà politica del governo e i provvedimenti legislativi (incluso l'allegato Cipe sulle infrastrutture) che sostengono la realizzazione del Ponte». Incidente o non, quel che è certo è che quanto accaduto da la misura di un governo che mal si regge in piedi.
Non manca l’intervento della Societa' Stretto di Messina che in una nota scrive: «Il voto favorevole della Camera dei Deputati sulla mozione presentata dall'Italia dei Valori, inerente le misure a favore del trasporto pubblico locale, non pregiudica lo stanziamento dei fondi gia' previsti per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, cio' anche alla luce delle valutazioni espresse al riguardo dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli. Il testo della mozione approvata nel corso della seduta di oggi si limita infatti ad impegnare il Governo “ad assumere iniziative volte a reperire le risorse economiche necessarie anche eventualmente ricorrendo (...) alla soppressione dei finanziamenti che il Governo ha previsto per la realizzazione dell'infrastruttura».
Prevedibili e numerose le reazioni ai fatti, partendo proprio dai “padrini” dell’Idv: «Siamo molto soddisfatti per l'accoglimento della nostra mozione sui trasporti che impegna il governo a sopprimere il finanziamento del ponte sullo Stretto di Messina e destinarlo al trasporto pubblico locale – afferma in una nota Massimo Donadi, presidente dei deputati di Idv - 'In un momento di grave crisi economica come questo e di fronte agli indiscriminati tagli compiuti dal governo e' prioritario mettere i diritti dei cittadini contribuenti al primo posto. Abbiamo contribuito a far vincere, per una volta, il buon senso. Ora ci auguriamo - conclude il capogruppo Idv - che il Governo mantenga fede agli impegni assunti».
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Roma, 27 ott. (TMNews) - E' escluso che il governo non realizzi il ponte sullo Stretto di Messina. Lo ha precisato il viceministro alle Infrastrutture, Aurelio Misiti, in una nota in cui ricostruisce le tappe dell'approvazione, questa mattina in aula alla Camera, di una mozione dell'Idv che impegna l'esecutivo a sospendere i finanziamento per il Ponte.
"Il viceministro - si legge nella nota - nel dare il parere a nome del governo ha proposto una riformulazione della mozione dell'Italia dei Valori che di fatto escludesse la possibilità di ricorrere a fondi della società Stretto di Messina spa. La riformulazione non è stata accolta e tuttavia si è lasciata al governo la discrezionalità di trovare tali fondi da varie fonti. Pertanto è da escludere categoricamente che il governo possa scegliere di non realizzare il Ponte sullo Stretto. Quindi la posizione del governo è netta e quella personale dell'onorevole. Misiti ancora di più. Pertanto la comunicazione data non corrisponde assolutamente alla posizione politica del viceministro Misiti". La mozione dell'Idv era relativa ai tagli al blocco dei finanziamenti per la realizzazione del Ponte.
Il ponte sullo Stretto di Messina non interessa all'Europa. La struttura non è stata inserita nel "Core Network", la nuova rete centrale di interconnessione dei trasporti dell'Ue, che comprende i progetti infrastrutturali per cui è previsto il co-finanziamento comunitario nel periodo 2014-2020. Nel progetto è, invece, stato inserito l'asse Napoli-Palermo.

giovedì 27 ottobre 2011

COMUNICATO COMMERCIALE

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Il ponte sullo stretto di Messina non si farà

" Il ponte sullo stretto di Messina non si farà "


Ponte stretto messina


Il ponte sullo stretto di Messina non si farà. Questa è la sintesi più chiara alla mozione approvata dal Governo sulla soppressione dei finanziamenti previsti per la realizzazione della grandiosa opera che avrebbe dovuto collegare la Sicilia al resto del Continente. Una mozione che è stata presentata dall’Idv, di Antonio Di Pietro, ma che è stata necessariamente votata anche dalla maggioranza governativa che, forse, in caso di parere contrario, avrebbe subito una nuova bocciatura alla Camera con conseguente messa in discussione della legislatura. Del resto, anche l’Europa aveva chiaramente indicato al governo italiano che il ponte sullo stretto non rientrava all’interno di quelle priorità di cui il Paese necessitava.
Un progetto che prevedeva una spesa di un miliardo e 770 milioni di euro, di cui 470 milioni di euro nel 2012, previsti come aiuto all’Anas per la sottoscrizione e l’aumento del capitale sociale della società Stretto di Messina spa. La UE, infatti, dice all’Italia di mantenere gli impegni presi. Sebbene il Governo avesse, in passato, dichiarato che il ponte sarebbe stato realizzato a prescindere dall’intervento economico dell’Europa, adesso, però, il progetto sembra destinato all’oblio.

ALICe Cuneo Onlus alla VII giornata mondiale contro l'ictus cerebrale


SANITA' | ALICe Cuneo Onlus alla VII giornata mondiale contro l'ictus cerebrale -
La parola d’ordine della manifestazione è “ONE IN SIX”

L’ICTUS Cerebrale è una catastrofe che può essere prevenuta e curata. Questo è il messaggio chiave della VII Giornata Mondiale contro l’ICTUS Cerebrale, che si celebra in tutto il mondo il  29 ottobre. La parola d’ordine  della manifestazione è  “ONE IN SIX” per spiegare che ogni sei secondi, in una parte qualsiasi del mondo, indipendentemente dall’età o dal sesso, una persona viene colpita da ictus.
Anche A.L.I.Ce. Cuneo Onlus ha aderito massicciamente confermando il suo impegno a favore della prevenzione dell’ICTUS cerebrale e fa suoi i concetti chiave della campagna mondiale: prevenzione ictus, riconoscimento dei sintomi ed importanza di cure appropriate ed ha coinvolto decine e decine di farmacie provinciali per il controllo della pressione arteriosa e della fibrillazione atriale, anomalia del ritmo cardiaco che colpisce 1 ultracinquantacinquenne su 4. Grazie ad unacostante prevenzione e ad una attenta diagnosi precoce, infatti, si possono evitare ben3 ictus su 4 causati proprio da fibrillazione atriale.  
“L’obiettivo delle nostre iniziative è quello di far emergere informazioni chiare e approfondite su questa patologia. Ciò che emerge nella popolazione, infatti, è la scarsa conoscenza di cosa sia un ictus, come si manifesti e quanto sia importante il ricovero in ospedale il prima possibile – afferma  il dr. Giuseppe Bonatto, presidente di ALICe Cuneo Onlus- E’ quindi molto importante realizzare campagne informative, che coinvolgano anche le fasce più giovani della popolazione e che veicolino le informazioni sull’ictus nella maniera più corretta, mettendo le persone in grado di gestire questo aspetto della propria salute senza inutili allarmismi, ma anche con la necessaria serietà”.  
Nel mondo, ogni anno, 15 milioni di persone sono colpite da ICTUS, di queste quasi 6 milioni muoiono. L’ictus è responsabile di più morti ogni anno di quelli attribuiti all’Aids, tubercolosi e malaria messi insieme. In Italia, e in tutto il mondo occidentale, l’ictus è causa del 10-12% di tutti i decessi per anno, rappresenta inoltre la prima causa d’invalidità e la seconda causa di demenza con perdita dell’autosufficienza. Nel nostro Paese si verificano circa 200.000 casi di Ictus ogni anno e ben 930.000 persone presentano le conseguenze di un evento ictale.
Per la sua elevata incidenza, l’Ictus cerebrale rappresenta un problema assistenziale, riabilitativo e sociale di enormi dimensioni. L’ictus non è soltanto una malattia dell’anziano: infatti, dei 200.000 nuovi casi di ictus che si verificano ogni anno nel nostro Paese, circa 10.000 riguardano soggetti con età inferiore ai 54 anni. Alcuni dei fattori di rischio ictus quali ad esempio sesso, età ed ereditarietà non sono modificabili e quindi non dipendono dal comportamento dell’individuo, altri fattori come un’errata alimentazione, l’alterazione dei grassi nel sangue, il fumo ma anche l’abuso di alcool e droga possono danneggiare le arterie in giovane età, predisponendo l’individuo a possibili attacchi di ictus.
A.L.I.Ce. Cuneo Onlus è un’associazione di volontariato libera e non lucrativa formata da persone colpite da ictus, familiari, medici, personale addetto all’assistenza, riabilitazione e volontari. L’attività degli aderenti è basata sul volontariato. Fra le tante iniziative ALICe Cuneo organizza, ogni anno, incontri internazionali per conoscere le iniziative e le attività di volontariato che, in Europa, vengono organizzate- da associazioni consorelle – a favore dei malati di ictus. Nel mese di ottobre una delegazione di una trentina di persone, affetti da ictus e loro familiari, provenienti da diversi comuni del cuneese si è recata a Barcellona per un gemellaggio con la “ AVECE, Associaciò Catalan de Persones amb Accident Vascular Cerebral”. 
“L’incontro con la Presidente di AVECE, dr.ssa Carmen Aleix Ferrer e suoi collaboratori – illustra il presidente di ALICe Cuneo, dr. Giuseppe Bonattoè stata una piacevole ed utile occasione di confronto sugli aspetti organizzativi delle attività svolte dalle nostre rispettive Associazioni a favore dei familiari e caregiver di pazienti con ictus cerebrale. Numerosi gli argomenti sui quali si è concentrato l’incontro: le iniziative in fase di accoglienza dei famigliari del malato dopo la degenza ospedaliera, gli aspetti legati alla gestione e all’accettazione della disabilità, del carico emotivo, sociale ed oggettivo, del rientro a casa, la creazione di una rete di sostegno e di un gruppo di auto aiuto e l’attività di prevenzione con particolare riguardo alla scuola ed ai suoi giovani allievi. Su quest’ultimo riferimento, recenti studi, infatti, segnalano un preoccupante incremento di ictus fra i giovani: aumento  che  può essere dovuto in parte al crescente numero di giovani che  presentano  i fattori di rischio tipici che causano l'ictus: pressione alta, fumo, diabete, obesità e colesterolo alto”.
“Sia AVECE in Spagna  che ALICe in Italia- ribadisce il presidente Bonatto – stanno dando vita ad iniziative  che incoraggino le persone a condurre stili di vita sani  fin da quando sono molto giovani. L'ictus, ricordiamoci sempre,  è in gran parte prevenibile e, con una dieta sana, una regolare attività fisica, evitando tabacco e alcol, si può fare molto per evitarlo”.    
 

Maltempo: esperti,pro e contro cambiamenti clima

Maltempo: esperti, pro e contro cambiamenti clima -

Visconti, problema e' dissesto suolo - 27 ottobre 2011

ANSA-  - Alluvioni, frane e dissesti, piogge intense e repentine. Il maltempo si abbatte sul nord Italia e piega Liguria e Toscana, in parte anche per colpa dei cambiamenti climatici, con aumento delle precipitazioni che negli ultimi 15 anni si e' fatto sentire soprattutto nel Mediterraneo centrale.

A confermarlo Massimiliano Pasqui, ricercatore dell'Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr, secondo cui si tratta di ''una classe di eventi intensi ascrivibili ai cambiamenti climatici''. Questo tipo di fenomeni - spiega l'esperto del Cnr - che vengono anche definiti 'flash flood', cioe' 'bombe d'acqua' spingono il nostro clima ad assomigliare sempre Tra le cause, l'aumento della temperatura superficiale del mare che offre energia a questi eventi calamitosi. Ma secondo Guido Visconti, professore di Fisica dell'atmosfera e oceanografia all'universita' de L'Aquila e direttore del Centro di eccellenza per la previsione di eventi meteorologici severi (Cetemps), il probelma di queste piogge violente e' che si ''vanno ad impattare su una situazione sempre piu' deteriorata. La chiave - spiega Visconti - sta nel grosso problema del dissesto idrogeologico, i cambiamenti climatici non c'entrano''. Ma tra pro e contro sugli effetti dei cambiamenti climatici la comunita' scientifica e' divisa in modo diseguale: la maggioranza infatti propende verso un'accettazione dei mutamenti climatici. A sostenere che il riscaldamento globale, cioe' l'aumento della temperatura media globale, non sia un'invenzione viene indicato anche nella recente ricerca (la piu' estesa ed indipendente sul tema) del team californiano dell'universita' di Berkeley, 'Berkeley earth': 39.000 stazioni (per le altre ricerche climatologiche se ne sono usati 7.280) e 1,6 miliardi di dati mostrano, infatti, l'evoluzione della temperatura terrestre degli ultimi 200 anni. E la conclusione principale parla di un aumento di un grado dal 1950 ad oggi, con le citta' che si scaldano piu' del resto di altre aree del Pianeta (anche se contano soltanto l'1% della superficie totale). Lo studio offre una ''valutazione più trasparente'' sull'innalzamento delle temperature medie. Tra gli obiettivi della ricerca affiancare gli scienziati dell'Ipcc (Intergovernmental panel on climate change) che studiano per conto delle Nazioni Unite i cambiamenti climatici, e supportare le scelte politiche internazionali di adattamento ai cambiamenti climatici e riduzione dei gas serra, in sede di vertice mondiale Onu (la Conferenza dell'Unfccc - United nations framework convention on climate change - quest'anno a Durban in Sud Africa a fine novembre). (ANSA).

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Dissesto idrogeologico, a qualcuno prevenire non conviene

Scritto da il 27 ottobre 2011 in Ambiente



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Il piano di risanamento stipulato nel 2009 non è mai partito per mancanza di fondi: Anbi, ''La cosa più importante è lo stop alla cementificazione selvaggia e il rispetto delle zone a rischio''
 Il ministro dell’Ambiente: “il dissesto idrogeologico è stato ignorato per anni”. Anche dal suo governo, che due anni fa approvò un piano di risanamento mai partito, perché i fondi non ci sono. In realtà, a qualcuno conviene curare i disastri piuttosto che prevenire: rende di più.
Ai telegiornali scorrono le immagini di Borghetto Vara invaso da un fiume di fango, i piccoli borghi di Vernazza e Monterosso isolati dal mondo e alimentati dal ponte aereo dei soccorsi. Si contano 6 morti, poi 8, poi ancora i dispersi. E si dimentica, con lo sguardo fisso sulla tragedia, che la pioggia da sola non fa danni: servono case costruite a 3 metri dai fiumi, concessioni edilizie in aree a rischio, tagli ai fondi di prevenzione e agli interventi di bonifica del territorio. Serve un interesse a chiudere gli occhi, attendendo il diluvio.
Non è una metafora. Per mettere in sicurezza l’intera penisola, che vanta il triste record di oltre il 70% dei comuni a rischio idrogeologico, il ministero dell’Ambiente stima una spesa di 40 miliardi di euro. Una cifra che il Governo non ha mai concesso alla Prestigiacomo, uccidendo così il piano di risanamento stipulato con le Regioni nel 2009. Ma forse il costo dei disastri, sempre più frequenti e devastanti (e non solo per i famosi cambiamenti climatici), è più salato ancora: si parla di almeno 50 miliardi di euro pagati dallo Stato in meno di vent’anni. Forse conviene spenderci subito, e non se ne parli più.
Anche perché, a sentire gli specialisti, il costo vero degli interventi è molto più basso: appena 4,1 miliardi di euro, secondo l’Associazione nazionale bonifiche (Anbi). I geologi propongono una miriade di piccoli interventi, capaci di ridurre drasticamente il rischio di frane e alluvioni. “La cosa più importante è lo stop alla cementificazione selvaggia e il rispetto delle zone a rischio”, a cui si aggiunge “la pulizia dei fiumi, il consolidamento del suolo e il rimboschimento”. Un programma capace di portare decine di migliaia di posti di lavoro al nostro sistema paese, forse l’unico vero investimento che meriterebbe finanziamenti nazionali e sovranazionali.
Per qualcuno, quest’idea è un’eresia. I  microprogetti non portano appalti da milioni di euro, non sono facilmente catalizzabili verso singole aziende pigliatutto e sono difficilmente barattabili in sede elettorale. In pratica, politici e imprenditori non ci guadagnano abbastanza. Invece, nella ricostruzione ci si sguazza bene, come dimostra la vicenda giudiziaria (ancora in corso) di Anemone e della Cricca dei soccorsi a L’Aquila.
Lavorare nell’emergenza paga sempre, perché nella tragedia i costi si confondono e gli appalti si protraggono a piacimento. I bandi diventano barzellette, le nomine si trasformano in fatto privato. Lo dimostrano i 20 miliardi di euro spesi nel solo 2010 per rimediare ai disastri “naturali”, tra sfollati mantenuti nel limbo degli alberghi e borghi-fantasma puntellati di impalcature. Eppure bastava
qualche divieto severo, controlli credibili sui cantieri e pochi milioni di euro l’anno ad evitare tutto questo. Anche i morti.

« Piano anti-dissesto, no a polemiche inutili»

Alluvione Liguria: una tragedia annunciata?

« Piano anti-dissesto, no a polemiche inutili»

PRIORITÀ. I sindaci dei Comuni colpiti fanno il primo bilancio dei danni -
Il ministro Prestigiacomo chiede subito l'attuazione delle norme straordinarie e la disponibilità dei fondi-


«Attuare subito il piano anti-dissesto idrogeologico». È quanto afferma in una nota il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, che dice anche no «a sgradevoli polemiche sulla tragedia».
«Ciò che è accaduto è l'ennesima, e temiamo non ultima, conseguenza di una condizione di dissesto del territorio», prosegue il ministro. «Appare davvero sgradevole il tentativo di innescare polemiche politiche, peraltro già viste. Il rispetto per il dolore delle persone che hanno perso i propri cari, la preoccupazione per la devastazione nello Spezzino e nella Lunigiana ci impongono in primo luogo di pensare ai soccorsi alle popolazioni ed al ripristino dei collegamenti e servizi essenziali».
Secondo il ministro, « al di là dell'evento eccezionale, esistono comunque situazioni note di pericolo, mappe del rischio chiare, priorità individuate. Su queste realtà si deve intervenire come previsto dal piano straordinario per il dissesto idrogeologico, varato ormai quasi due anni fa, definito attraverso accordi di programma con tutte le regioni, e che va realizzato attraverso risorse immediatamente spendibili. I fondi programmati realizzeranno solo un primo step di interventi. Saranno necessari altre ingenti risorse ed altri massicci interventi. Ma questo non dovrebbe essere oggetto di accuse politiche, bensì di comune impegno civile».
Intanto i sindaci liguri fanno le prime valutazioni dei danni, e parlano di 3 milioni di euro. Nel comune ligure di Monterosso manca tutto, a Bonassola la situazione va migliorando, mentre Levanto resta in difficoltà. L'Anci regionale si sta mobilitando per portare aiuto ai Comuni della provincia di La Spezia colpiti dalla drammatica alluvione.
Ieri il presidente di Anci Liguria, sindaco di Genova, Marta Vincenzi ha inviato a tutti i sindaci dei Comuni liguri una richiesta di disponibilità immediata di personale tecnico per sopralluoghi nelle aree colpite: serve un censimento dei bisogni e degli interventi. Tra i paesi più colpiti, Monterosso, dove è anche disperso un volontario. «Qui manca tutto», dice allarmato il suo sindaco, Angelo Betta. «Viveri, acqua, energia elettrica. Siamo isolati e ci sono milioni di metri cubi di terra che potrebbero riversarsi sul paese».

DIRETTIVA SISTEMA DI ALLERTASMENTO PER IL RISCHIO IDROGEOLOGICO IN CALABRIA

MALTEMPO LIGURIA, 6 MORTI.
"DOMANI AL SUD"
-FOTO/VIDEO
27 ottobre 2011
di Giorgio Scura
ROMA - Il giorno dopo la devastazione, in Luigiana e nello spezzino, si delineano i tratti della tragedia. I morti accertati sono 6, uno a Cassana, due a Aulla e tre a Borghetto Vara, ridotto a un ammasso di macerie per l’esondazione dell’omonimo fiume. Si dispera di trovare vive anche altre 3 persone (una delle quali sepolta sotto le macerie di una casa crollata a Cassana) e ci sarebbero altri 5 dispersi, alcuni dei quali trascinati in mare aperto. Si cerca ancora anche il corpo del volontario del Comune di Monterosso, nelle Cinque Terre, travolto mentre cercava di liberare dei tombini.
Terribili le scene che si sono presentate ai soccorritori. Tra i paesi più colpiti, Borghetto Vara e Pignone dove sono crollati
due edifici. Diverse centinaia gli sfollati (300 soltanto a Aulla, ospitate nel locale palasport) e alcuni centri sono stati completamente evacuati come Monterosso e Vernazza. Problemi anche per le fughe di gas, soprattutto a Borghetto, le aziende di servizi locali hanno sospeso il servizio sia di gas, sia di energia elettrica.
Incalcolabili i danni. Trasporti nel caos e difficoltà anche nelle telecomunicazioni. Chiuse le autostrade A12 e A15 dove ha ceduto un viadotto. In ginocchio la ferrovia, anche se il tratto Parma - La Spezia è stato riaperto. E’ intervenuto anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che parla di «doloroso tributo ai cambiamenti climatici che non paghiamo solo noi», mentre il sindaco di Monterosso, Angelo Betta dice che il suo paese semplicemente «non esiste più».
Ora il maltempo si sposta verso ovest e sud con la protezione civile che ha diffuso un’allerta in Veneto e in Friuli Venezia Giulia. A preoccupare maggiormente sono la Calabria e la Sicilia dove il dissesto idrogeologico e la vulnerabilità dei territori potrebbero provocare seri problemi.
Tra le storie più terribili, quella di Claudio Pozzi 56 anni, dipendente della società di gestione dell’Autostrada della Cisa. L’uomo è stato travolto dall’acqua e dal fango nel tentativo di recuperare la sua auto dal garage ad Aulla.
Mentre il presidente della regione Toscana Enrico Rossi dichiara lo stato di emergenza e la giunta stanzia due milioni di euro, scoppiano anche le polemiche. I soldi vengono sprecati e di conseguenza viene meno la prevenzione: «In Italia - ha detto il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli - c’è un problema di mancata prevenzione in un territorio troppo violentato dove spesso non vengono fatti gli interventi per ridurre i rischi». Immancabile, infine, la promessa politica, l’ennesima, stavolta dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo che annuncia un imminente «piano anti-dissesto idrogeologico» e dice no «a sgradevoli polemiche sulla tragedia».
SFIGURATE LE CINQUE TERRE di Isabella Pascucci.ROMA - La Torre Aurora non dominerà più su Monterosso. Perché Monterosso non c’è più. È stato spazzato via dalla furia di un alluvione che ha devastato quell’angolo di paradiso che sono le Cinque Terre. E l’incanto si è trasformato in inferno. Monterosso al Mare, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore: 5 perle lungo la riviera ligure di levante sfigurate. Le ferite più profonde sono quelle lasciate su Monterosso e Vernazza, evacuate ed isolate, eccezion fatta per i collegamenti via battello o per il trenino che fa la spola con Levanto. Di Monterosso, costituito dal borgo antico, con i resti del castello a strapiombo sul mare, e dalla parte moderna che degrada fino alla spiaggia, in un intrico di carrugi e di antiche torri, resta solo un fiume di fango: «Qui manca tutto, viveri, acqua, energia elettrica. La gente entra nelle case passando dai terrazzi» ha dichiarato il sindaco Angelo Betta. Duemila persone bloccate in paese, un soccorritore morto nel tentativo di scoperchiare i tombini, e tragedia sfiorata quando la principale via del paese è stata sommersa da tonnellate di fango.
Anche Vernazza, resa famosa dal pregio della sua architettura, tutta logge e porticati, e dalla pittoresca piazzetta, è ferita a morte: 3 dispersi, 3 feriti e un uomo colto da infarto soccorsi con altre 150 persone e trasportati via mare a La Spezia. «Ci vorranno anni prima che la situazione torni alla normalità» ha detto il vicesindaco Gerolamo Leonardini. E lungo la costa centinaia di barche vanno alla deriva.

L'INTERVISTA di Valeria Arnaldi.
Carlo Malgarotto, vicepresidente Ordine dei Geologi della Liguria, perché la risposta del territorio alle piogge è stata così disastrosa?
«Il territorio non è in grado di superare le cosiddette bombe d’acqua. In caso di piogge improvvise di così forte intensità, l’acqua non riesce a infiltrarsi nel terreno. La zona è aspra con forti pendenze e l’acqua prende velocità. Perfino le opere per arginare fiumi e canali favoriscono la corsa e portano l’acqua a esplodere in modo aggressivo. A questo si aggiungono abbandono del territorio e cementificazione».
Si potevano evitare danni e morti che si sono verificati?
«Nelle condizioni attuali era impossibile. Questa situazione è l’eredità di 50 anni di scarsa o nulla attenzione della politica per il territorio. Mancano gli strumenti».
Cosa servirebbe?
«Una pianificazione organica con tecnici del territorio nei vari enti e coordinamenti regionali molto forti».
Questo sarebbe stato sufficiente a evitare vittime?
«La migliore soluzione rimane la delocalizzazione. Case e edifici in zone a rischio idrogeologico dovrebbero essere spostati. Anche a chi le abita costa meno comprarle altrove che fare opere faraoniche per sostenerle. In altri paesi europei è una pratica normale, ma alla nostra politica non piace perché provoca disagi».
Com’è ora la situazione nelle zone colpite?
«Ho effettuato vari sopralluoghi. La situazione è in divenire. Fortunatamente non piove più ma la condizione dei corsi d’acqua rimane preoccupante. Molte strade devono essere chiuse e si devono evacuare diversi paesi a rischio frana. Ci sono movimenti più lenti, infatti, che potrebbero provocare cedimenti pure nelle prossime ore».


UNA TRAGEDIA DELLA NATURA. Oltre 367mila metri cubi di pioggia, il doppio della capacità del lago del Vajont. È una tragedia della natura senza precedenti quella che ha messo in ginocchio Liguria e Toscana, le due regioni colpite dalla violenta ondata di maltempo che si sta portando dietro morti e dispersi, con centinaia di sfollati e danni per decine di milioni di euro. Una vera e propria «Apocalisse», come l'anno definita le persone che in poche ore hanno perso affetti, casa e lavoro. «Tributi molto dolorosi ai cambiamenti climatici», come li ha definiti il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, commentando le immagini dei fiumi che straripano e delle Cinque Terre devastate dall'acqua e dal fango che hanno bloccato autostrade e ferrovie. Il bilancio ufficiale della Prefettura di La Spezia, al termine di una giornata di informazioni frammentarie e spesso in contraddizione fra di loro per le difficoltà di comunicazione e la mancanza di un coordinamento unico, è di sei morti - quattro in Liguria e due in Toscana. Le vittime liguri accertate fino ad ora sono tutte a Borghetto Vara, due donne e un uomo sorpresi da una colata di fango al piano terra della loro abitazione nel centro storico del piccolo comune spezzino e un'altra persona rimasta intrappolata tra le macerie della casa crollata a Cassana, frazione di Borghetto Vara. Due invece le vittime nella Lunigiana, ad Aulla, una mamma sorpresa nell'auto portata via dalla piena del Magra, e un uomo, sorpreso dalla piena in uno scantinato-garage. Sette, sempre secondo i calcoli ufficiali della Prefettura di La Spezia, i dispersi, tutti nel Levante ligure. Ma quello che oramai assomiglia sempre di più a un 'bollettino di guerrà potrebbe essere peggiore, tant'è che la sala operativa della Protezione civile della Regione Liguria, nell'aggiornamento delle ore 18, parla già di sei morti soltanto nel Levante. Numero che rischia di trovare una drammatica conferma con il passare delle ore. A Monterosso, patrimonio dell'Unesco violato dal maltempo, si cerca ancora il volontario visto sparire ieri pomeriggio, travolto dal fango e dall'acqua che l'hanno trascinato via mentre tentava di aprire alcuni tombini. Tre invece i dispersi a Vernazza, tra cui il gelataio e il venditore di souvenir del paese dove fango e detriti hanno raggiunto il primo piano delle abitazioni. Nel mare cristallino che ogni estate attira vip italiani e stranieri, con le star del cinema che fanno a gara per mostrare lo yacht più bello, si vedono galleggiare tra la melma marrone decine di barche alla deriva. «Monterosso non c'è più», piange il sindaco di Angelo Betta, mentre la moglie del volontario disperso si aggira per la piazzetta del paese diventata una discarica a cielo aperto e ferma le ruspe. «Ma cosa fate? Mio marito potrebbe essere lì...», si lamenta la donna aggrappandosi al lumicino della speranza. Impossibile raggiungere questo angolo di paradiso violato via terra. L'autostrada A12 è ancora chiusa, come la A15, e altre 24 strade provinciali. Tempi di riapertura ancora incerti, così come quelli della ferrovia, che resta interrotta almeno fino a venerdì, forse addirittura fino a domenica. E poi niente acqua, luce e gas, con i telefoni cellulari che vanno e vengono come il ponte aereo attivato per portare acqua e cibo a Borghetto Vara, il 'comune dei mortì dove si scava ancora tra le macerie. Incalcolabili i danni, decine di milioni di euro, per i quali il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando che ha effettuato un sopralluogo alle zone alluvionate con una delegazione di assessori, ha chiesto e ottenuto dal governo lo stato di emergenza. Domani in Liguria, dove questa sera è arrivato il capo della Protezione civile Franco Gabrielli, arriverà un centinaio di militari, che si aggiungono a quelli già impiegati oggi in Toscana. Un sostegno a forze dell'ordine e soccorritori arrivati da ogni parte d'Italia in queste due regioni, dove dopo tanta pioggia è finalmente tornato il sole, con la perturbazione che si allontana e fa temere il peggio per le regione centro-meridionali e impedisce un sopralluogo a Pompei del commissario europeo Johannes Hahn. Campania, Calabria, Puglia e Sicilia sono in allerta per il pericolo di forti piogge e temporali. Le stesse che in poche ore hanno scaricato sulla Liguria e sulla Toscana una autentica bomba d'acqua. Sotto accusa, per gli ingenti danni, finisce però anche il dissesto idrogeologico, con il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, proprio mentre a Vernazza ci si interroga sulla velocità dei primi soccorsi, che chiede di mettere da parte le «sgradevoli polemiche sulla tragedia» e di «attuare subito il piano anti-dissesto idrogeologico».

OGGI SI SPOSTA AL SUD L'intensa perturbazione che sta interessando le regioni centrali e settentrionali, già da ieri sera si sta spostando al Sud. Oggi ci saranno così - secondo le previsioni dei meteorologi dell'Aeronautica Militare - piogge sparse in particolare su Sicilia, settori ionici, Campania ed area garganica. Migliora la situazione, invece, al Nord, dove sono attese residue piogge ancora sul Triveneto, ma con tendenza ad aperture. Sulle rimanenti regioni settentrionali prevalenza di schiarite, con tendenza ad aumento delle nubi tra Liguria, Piemonte e Valle d'Aosta con precipitazioni sparse sui soli settori alpini. Al Centro ed in Sardegna domani nuvole, ma bassa probabilità di precipitazioni. Seguiranno schiarite dal primo pomeriggio e nuove nubi verso sera e nella notte. Sul Meridione persisteranno condizioni di maltempo con precipitazioni sparse, ma dal pomeriggio ci sarà un generale miglioramento, pur con fenomeni ancora presenti tra le aree ioniche di Calabria e Sicilia. I mari saranno da molto mossi a localmente agitati l'Adriatico e lo Ionio e dalla sera il Mar di Sardegna; molto mossi i mari circostanti le due isole maggiori ed il Mar Ligure; in genere mossi i restanti bacini.

CALABRIA E SICILIA IN PERICOLO Dopo aver provocato danni e vittime in Liguria e Toscana, il maltempo si sta spostando al Sud. Sorvegliate speciali Calabria e Sicilia dove ci sono zone particolarmente critiche e gi… interessate in passato da fenomeni alluvionali. Al Nord, intanto, la situazione si va normalizzando, anche se la vigilanza resta alta. Nel Veneto il livello del Bacchiglione, debordato nell'alluvione di un anno fa, si è innalzato di due metri in poche ore, con preoccupazione a Zanè per la 'Roggia di Thienè, già straripata nel 2010. Sacchi di sabbia nel Comune di Vittorio Veneto per le chiuse che impedivano il corretto defluire del Meschio, ingrossato dalle abbondanti piogge cadute. Stazionarie, con cielo sereno e temperature in aumento, nel pomeriggio le condizioni del tempo su gran parte del Piemonte e in netto miglioramento pure le condizioni meteo in Trentino Alto Adige dove le deboli piogge del mattino hanno lasciato spazio ad ampie schiarite ed è cominciata da oggi la chiusura invernale della strada statale del passo del Rombo. Pioggia intensa in Molise, nella zona di Isernia, dalla notte, ma non si segnalano problemi alla viabilità. Precipitazioni deboli o in attenuazione nelle Marche, in Abruzzo e in Umbria mentre in Basilicata è cominciata a cadere una leggera pioggia, ma, per il momento, senza disagi. Meno rassicurante la situazione in Campania. I vigili del fuoco hanno compiuto una quindicina di interventi di soccorso da questa mattina tra Napoli e provincia per allagamenti e auto in panne a causa della forte pioggia; nel Salernitano, a Scafati e Pagani, preoccupa il livello del fiume Sarno, che è ingrossato; allagamenti si sono avuti in alcune località dell'agro sarnese-nocerino e della Valle dell' Irno, dove a scopo precauzionale sono stati chiusi alcuni sottopassi. I vigili del fuoco sono in allarme per l'evoluzione meteo delle prossime ore, che prevede nuove piogge a Sud di Salerno. La pioggia sta interessando anche varie zone della Calabria, sia sulla costa tirrenica sia nella province di Vibo Valentia e Reggio Calabria, ma per ora le precipitazioni sono di scarsa entità. Ininterrotte, invece, da stamani su gran parte della Sicilia: non si registrano, tuttavia, danni perchè si tratta di una pioggia leggera e incostante non di temporali. Sulla scorta dell'allerta meteo diramato dalla Protezione Civile nazionale, che preannuncia il rischio di forti temporali su Palermo nelle prossime ore, è stata comunque convocata dal sindaco Diego Cammarata, una riunione della Task Force.

CINQUE TERRE, PARADISO VIOLATO A Vernazza la gente tace. E scuote la testa, ricacciando indietro più rancore che lacrime. Quella che fino a ieri era l'altra Portofino, quella che per la gente 'sapevà veramente di Liguria, oggi è una strada di macerie e silenzio sbigottito. I piccoli portici della piazzetta che dà sul porto, non ospitano più tavolini e vasi fioriti, solo detriti. Non fango, pietre. Il porticciolo non esiste più, è solo un ammasso di acqua putrida marrone e barche sfondate. Non ci sono più i negozi, i bar, i ristoranti. L'onda di piena, che alle 14 del 25 ottobre ha attraversato il paese se li è letteralmente ingoiati e trascinati in mare, insieme 5, forse 6, automobili. E a tre persone, che ancora mancano all'appello. Il gelataio Giuseppe Giannoni, 70 anni, il venditore di souvenir ed elettricista Sauro Picconcelli, 55 anni, e la signora Giuseppina Carro, 80 anni. Stava parlando al telefono con suo cognato dicendo «qui è la fine del mondo», quando si è interrotta la comunicazione. Il suo appartamento, al secondo piano, è allagato. La signora non si trova. Nessuno in paese ha più avuto notizie di lei, di loro. «Il problema è che da quando abbiamo dato l'allarme, alle 2 del pomeriggio, a quando sono arrivati i primi soccorsi, sono passate almeno 10 ore. Abbiamo chiamato e richiamato, ma la prima barca dei soccorsi è arrivata alle 10 di sera», denuncia Simona Rossi, 37 anni, di Vernazza. Il giorno dopo Vernazza è un paese surreale. Non c'è acqua, non c'è elettricità, non c'è gas. E mancano i viveri, quelli che c'erano nei negozi sono rimasti sommersi. «Lo vede? - chiede alla delegazione della Regione Liguria in visita il signor Giovanni Colombo, 70 anni, pensionato di Vernazza, percorrendo la strada centrale del paese - stiamo camminando 'soprà ai negozi. Lì c'era il fruttivendolo, lì l'elettricista, lì il panettiere». Ora le entrate di quei negozi sono 'sottò ai piedi di chi passa, sotto la strada. Come Vernazza, Monterosso, a sua volta un ammasso di fango. Delle Cinque Terre, paradiso ligure conosciuto in tutto il mondo, si sono salvate Corniglia, Manarola, e Rio Maggiore, ma dalle rocce dei paesi sgorgano in mano cascate naturali che sino a 24 ore prima non esistevano. «Da un lato sono uno spettacolo di bellezza unica, dall'altro fanno paura», dice il comandante della Guardia Costiera Emiliano Pieri, che dall'alba fa la spola con il suo equipaggio da La Spezia a Vernazza, per portare soccorso. «Faccio questo mestiere da 20 anni, e amo queste coste come casa mia, ma una cosa così in vita mia non l'avevo mai vista». Il paradiso delle Cinque Terre è violato sulla costa da fenditure profonde che sembrano ferite. Sono le frane, abbattutesi in mare per la gran acqua caduta. I vigneti, conquistati terrazzamento dopo terrazzamento per secoli, non sono riusciti questa volta ad arginare la furia della natura. E la montagna ha ceduto. Viste dal mare le Cinque Terre continuano ad essere un incanto. Ma si vede da mille dettagli che quel paradiso è stato violato: barche alla deriva, detriti di alberi interi, e un'acqua marrone là dove c'era l'acqua blu. Incongrua, a galleggiare davanti a Portovenere anche la pallina d'argento e d'oro di un albero di Natale allestito con troppo anticipo.

I MORTI DI AULLA: LEI IN AUTO, LUI IN GARAGE L'onda improvvisa del Magra, «una cosa mai successa», dicono gli anziani del paese, ha lasciato dietro di sè morte e distruzione, sconvolgendo il centro di Aulla, in Lunigiana. Due le vittime travolte da acqua e fango: Erica Pavoletti, 78 anni, e Claudio Pozzi, 62 anni. La donna era in auto, dove aspettava il figlio Maurizio Fiorentini. Lui ha sentito le urla della gente, si è affacciato sulla porta dello studio medico dove era entrato per ritirare una ricetta, e ha visto l'acqua che arrivava e portava via l'auto con dentro la madre e il suo cagnolino. L'uomo, 36 anni, ha provato a raggiungere l'autovettura ma i venti metri che lo separavano da questa erano ormai un fiume in piena e anche lui ha rischiato di farsi travolgere. Solo in piena notte, intorno alle 2, la donna è stata trovata dai vigili del fuoco. Era ancora in auto, insieme al cane che l'onda aveva trascinato per circa 150 metri e poi completamente sommersa. Claudio Pozzi è invece stato sorpreso dalle acque del fiume mentre cercava di salvare alcune cose dalla cantina-garage. Forse voleva tirare fuori l'auto, e salvarla da una possibile alluvione. Era già sceso e risalito una prima volta e quando si è affacciato sulle scale la moglie Catia Gironi ha cercato di trattenerlo ma l'acqua e il fango lo hanno portato via. Solo all'alba i sommozzatori dei vigili del fuoco hanno ritrovato il suo corpo nella cantina ancora sommersa. Solo a fine mattinata è invece cessato l'allarme per altre 2 ragazze che Protezione civile e forze dell'ordine hanno cercato per tutta la notte nella paura che fossero anche loro rimaste vittime dell'onda che aveva sommerso il distributore di benzina dove lavorava una delle due e il negozio dove l'altra era commessa. Intorno ai soccorritori, vigili del fuoco e Protezione civile, i cittadini di Aulla stanno cercando di organizzarsi per liberare abitazioni e scantinati ancora invasi dal fango, mentre il Magra, dopo la bomba d'acqua di ieri pomeriggio, arrivata intorno alle 18.15, è già rientrato nel suo alveo e va verso il mare limaccioso. Nel pomeriggio dopo una mattinata con il tempo incerto in Lunigiana è tornano anche il sole e nella parte bassa del paese lo spettacolo è spettrale con numerosi auto accatastate l'una sull'altra nei parcheggi e i cittadini muniti di pale e spazzoloni sono al lavoro coperti di fango.

I CAMBIAMENTI DEL CLIMA Alluvioni, frane e dissesti, piogge intense e repentine. Il maltempo si abbatte sul nord Italia e piega Liguria e Toscana, in parte anche per colpa dei cambiamenti climatici, con aumento delle precipitazioni che negli ultimi 15 anni si è fatto sentire soprattutto nel Mediterraneo centrale. A confermarlo Massimiliano Pasqui, ricercatore dell'Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr, secondo cui si tratta di «una classe di eventi intensi ascrivibili ai cambiamenti climatici». Questo tipo di fenomeni - spiega l'esperto del Cnr - che vengono anche definiti 'flash flood', cioè 'bombe d'acquà spingono il nostro clima ad assomigliare sempre tra le cause, l'aumento della temperatura superficiale del mare che offre energia a questi eventi calamitosi. Ma secondo Guido Visconti, professore di Fisica dell'atmosfera e oceanografia all'università de L'Aquila e direttore del Centro di eccellenza per la previsione di eventi meteorologici severi (Cetemps), il problema di queste piogge violente è che si «vanno ad impattare su una situazione sempre più deteriorata. La chiave - spiega Visconti - sta nel grosso problema del dissesto idrogeologico, i cambiamenti climatici non c'entrano». Ma tra pro e contro sugli effetti dei cambiamenti climatici la comunità scientifica è divisa in modo diseguale: la maggioranza infatti propende verso un'accettazione dei mutamenti climatici. A sostenere che il riscaldamento globale, cioè l'aumento della temperatura media globale, non sia un'invenzione viene indicato anche nella recente ricerca (la più estesa ed indipendente sul tema) del team californiano dell'università di Berkeley, 'Berkeley earth': 39.000 stazioni (per le altre ricerche climatologiche se ne sono usate 7.280) e 1,6 miliardi di dati mostrano, infatti, l'evoluzione della temperatura terrestre degli ultimi 200 anni. E la conclusione principale parla di un aumento di un grado dal 1950 ad oggi, con le città che si scaldano più del resto di altre aree del Pianeta (anche se contano soltanto l'1% della superficie totale). Lo studio offre una «valutazione pi— trasparente» sull'innalzamento delle temperature medie. Tra gli obiettivi della ricerca affiancare gli scienziati dell'Ipcc (Intergovernmental panel on climate change) che studiano per conto delle Nazioni Unite i cambiamenti climatici, e supportare le scelte politiche internazionali di adattamento ai cambiamenti climatici e riduzione dei gas serra, in sede di vertice mondiale Onu (la Conferenza dell'Unfccc - United nations framework convention on climate change - quest'anno a Durban in Sud Africa a fine novembre).

GABRIELLI: MANCANO LE RISORSE Niente soldi. Poca prevenzione. Zero cultura di protezione civile, nelle istituzioni e anche tra i cittadini. L'ennesima alluvione, l'ennesima conta dei morti, sono lì a dimostrare che il problema è sempre lo stesso: «in Italia - dice sconsolato il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli - c'è un problema di mancata prevenzione generale, in un territorio fin troppo antropizzato dove spesso non vengono fatti gli interventi per ridurre i rischi». Gabrielli ha convocato ieri sera il Comitato operativo della Protezione Civile e ha lasciato la sede del Dipartimento solo nel pomeriggio di oggi, per raggiungere le zone alluvionate e rendersi conto di persona dei danni provocati dalle piogge. I 500 millimetri d'acqua caduti in poco più di 6 ore nello spezzino e in Lunigiana - zone classificate ad alto rischio idrogeologico - sono effettivamente un evento eccezionale, come ammettono gli esperti. Ma forse il danno si sarebbe potuto ridurre. Gabrielli conferma: «C'è il rispetto del territorio che negli anni è venuto meno. E c'è l'abbandono, la cementificazione; le costruzioni in aree che la natura e l'esperienza ci indicavano a rischio. Mi viene da sorridere amaramente - dice in una pausa dei lavori del comitato - quando ci si lamenta delle inondazioni e poi si vedono case costruite dove non sarebbero dovute essere. Ma alla fine la natura presenta sempre il conto e al di là dei costi economici ci sono costi in vite umane che non ci potremo mai perdonare». Non vuole fare polemica, almeno non ora, il capo della Protezione Civile, che per tutto il giorno è rimasto in stretto contatto con le autorità locali, dopo aver disposto l'invio dei militari e dei volontari. «La priorità in questo momento è assistere la popolazione, cercando di alleviare loro le sofferenze. E ripristinare al più presto possibile i servizi essenziali: luce, acqua, gas, comunicazioni». Senza contare che bisogna monitorare la situazione in Calabria e Sicilia, dove sono previste forti piogge in un territorio che è in condizioni molto peggiori di quelle della Toscana e della Liguria. I conti si faranno poi. Però alcune cose sono già chiare. Come il fatto che la perturbazione era stata ampiamente prevista e annunciata. E dunque, sono state prese le necessarie misure di prevenzione? Ai cittadini è stato comunicato adeguatamente di evitare scantinati e piani terra, ponti, greti di fiumi e torrenti? «Le previsioni erano puntuali e precise, per quanto lo può essere una scienza che non è mai esatta - sottolinea il capo della Protezione Civile - e dunque il sistema di allertamento ha funzionato. Bisogna però lavorare per migliorare l'informazione alla popolazione, che deve essere messa al corrente della situazione e dei rischi che corre». Ma anche i cittadini devono fare la loro parte. E questa è la seconda nota dolente. «Ho visto foto in cui compaiono persone con gli ombrelli sui ponti o lungo il fiumi - afferma Gabrielli - ma in quelle situazioni nessuno sa quando arriva l'onda di piena. Bisogna evitare comportamenti a rischio». Ed invece? «Invece non è così. Evidentemente questo paese deve fare ancora un bel tratto di strada per arrivare ad una cultura della prevenzione ed al rispetto di sè». E poi c'è il problema delle risorse, che non ci sono. Che non è certo l'ultimo dei problemi. Dal 2004 il fondo della Protezione Civile è a zero, alimentato soltanto quando ci sono emergenze da affrontare. E alcune volte neanche in quei casi: la dichiarazione di stato d'emergenza per il maltempo che ha interessato Marche, Basilicata e teramano è del marzo 2011, ma i soldi non sono mai arrivati. E la situazione è peggiorata con il 'Milleproroghè, nel quale è stabilito che lo Stato «può» dare i fondi solo dopo che le Regioni hanno rimodulato il bilancio, portato al massimo l'Irpef e aumentato le accise sulla benzina fino ad un massimo di 5 centesimi. «Le risorse non sono adeguate - ammette Gabrielli - e forse bisognerà aprire una volta per tutte una riflessione seria su questo problema».
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PER CHI FOSSE INTERESSATO ALLA DIRETTIVA SISTEMA DI ALLERTAMENTO PER IL RISCHIO IDROGEOLOGICO IN CALABRIA CLICCARE SU QUESTO LINK http://www.cfcalabria.it/DatiVari/PDF/Direttiva_Allertamento[1].pdf


QUESTE ALCUNE NORME DI PRIMARIA IMPORTANZA DI QUESTA DIRETTIVA:

MONITORAGGIO IDROGEOLOGICO IN CALABRIA

Il Monitoraggio Idrogeologico in Calabria comprende sensori, stazioni di misura, sistemi di trasmissione, centrali di acquisizione dati e quanto altro necessario ad acquisire in tempo reale o in
tempo differito misure e dati idrologici, idraulici, geotecnici, climatici, ambientali o di altra natura che potrebbero rappresentare, direttamente o indirettamente, precursori di evento.
Si possono distinguere:
- reti di monitoraggio regionali che si estendono su tutto il territorio calabrese, o su larga parte di esso, e sono dedicate alla rilevazione di una o più grandezze. Fanno parte di questo gruppo: la rete termo-pluviometrica, la rete idrometrica, la rete ondametrica, la rete radarmeteorologica,
ecc.
- reti di monitoraggio locali dedicate al monitoraggio di singoli fenomeni a scala locale o di comprensorio subregionale.
Le reti di monitoraggio regionali sono gestite direttamente dal Centro Funzionale di Protezione Civile che ne assicura:
- il potenziamento
- l’aggiornamento tecnologico
- il funzionamento
- il controllo dell’affidabilità dei dati misurati
- la manutenzione ordinaria e straordinaria
- la raccolta, la validazione, l’archiviazione, la conservazione e la divulgazione dei dati misurati.
Concorrono al monitoraggio idrogeologico in Calabria anche i dati rilevati da reti di monitoraggio sovraregionali o nazionali acquisiti dal Centro Funzionale sulla base di specifici accordi stipulati
con i gestori delle stesse reti.
Le reti di monitoraggio locali sono gestite da altri soggetti pubblici o privati (Province, Comuni, Comunità montane, Università, Centri di Ricerca, Consorzi, ecc.). Compete ai gestori delle reti locali:
- la trasmissione tempestiva e sistematica al Centro Funzionale dei dati acquisiti, con modalità definite d’intesa tra le parti  
- il funzionamento della rete
- il controllo dell’affidabilità dei dati misurati
- la manutenzione ordinaria e straordinaria.
Il proprietario di rete locale è responsabile delle conseguenze che potrebbero derivare dalla mancata o intempestiva trasmissione al Centro Funzionale dei dati acquisiti attraverso la rete di
propria competenza.
Gli oneri per la gestione e la manutenzione delle reti locali competono al proprietario della rete medesima.
I proprietari di reti di monitoraggio locali devono trasmettere al Centro Funzionale, entro 30 giorni dalla pubblicazione della presente Direttiva, una dettagliata nota informativa sulle caratteristiche della rete (o delle reti) attualmente gestite, indicando almeno: il tipo di sensori installati, la loro
ubicazione, il tipo di dati misurati, le modalità di acquisizione dati (tempo reale, tempo differito).
Per le reti locali che saranno installate dopo la pubblicazione della presente Direttiva, i proprietari devono inviare analoga nota informativa entro 30 giorni dall’installazione della rete.
In ogni caso i proprietari di reti di monitoraggio locali devono segnalare al Centro Funzionale qualsiasi modifica apportata alla rete gestita, ivi inclusa l’eventuale dismissione, entro 10 giorni
dall’avvenuta modifica.
Il Centro Funzionale ha il compito di predisporre, tenere aggiornato e rendere immediatamente consultabile da soggetti abilitati il catalogo delle reti di monitoraggio regionali e locali che
interessano il territorio della Regione Calabria. I soggetti abilitati sono i soggetti istituzionali che concorrono al Sistema nazionale e al Sistema regionale di Protezione Civile, nonché quelli
Il Centro Funzionale predispone con cadenza almeno annuale un piano di manutenzione, potenziamento e ammodernamento delle Reti di Monitoraggio regionali, indicando il relativo
fabbisogno finanziario e le possibili fonti di finanziamento. Tale piano si configura come piano annuale di attuazione, di cui all’articolo 14 della Legge regionale 10.02.1997, n. 4.
Il Piano è approvato dalla Giunta Regionale, su proposta del Dirigente Responsabile della Protezione Civile, ai sensi e con le modalità di cui all’articolo 15 della citata Legge regionale.

LIVELLI DI ALLERTA
I Livelli di Allerta sono attivati dal Dirigente Responsabile della Protezione Civile sulla base:
degli Avvisi di Criticità emessi dal Centro Funzionale;
di segnalazioni, pervenute da qualsiasi fonte, di fenomeni idrogeologici imminenti o in atto.
Il Dirigente Responsabile emana, attraverso la Sala Operativa, un Messaggio di Allerta, e lo invia a tutti i soggetti indicati nell’appendice B.
Le modalità di invio dei messaggi alle componenti statali del sistema di Protezione Civile non compresi nell’appendice B (Polizia di Stato, POLFER, Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato, Vigili del Fuoco, Polizia Penitenziaria, Capitanerie di Porto) saranno definite
d’intesa tra il Dirigente Responsabile della Protezione Civile Regione ed i Prefetti delle Province calabresi. Fino alla definizione formale delle suddette intese, l’allertamento alle sopra indicate componenti statali sarà effettuato con le stesse modalità previste per i soggetti indicati nell’appendice B.
I Messaggi di Allerta contengono l’indicazione degli Scenari di Rischio previsti.
I Messaggi di Allerta sono di tre tipi:
Messaggio di Allerta per Previsioni Meteorologiche avverse (Modulo A1), relativo agli Scenari per Eventi meteorologici di cui al paragrafo 2, compresi tra a) ed g)
Messaggio di Allerta per Possibili Fenomeni di Dissesto Idrogeologico (Modulo A2), relativo agli Scenari di Rischio per Eventi idrogeologici di cui al paragrafo 2, compresi tra h) e l)
Messaggio di Allerta per Evento Pluviometrico in atto (Modulo A3) relativo anch’esso agli Scenari di Rischio per Eventi idrogeologici di cui al paragrafo 2, compresi tra h) e l).
I primi due sono basati su previsioni meteo e valgono a scala di Zona di Allerta. Il terzo è basato sulle piogge misurate a terra e vale a scala comunale.
In Appendice H sono riportati i fac simile dei vari Messaggi.
Il Livello (o Stato) di Allerta per Previsioni Meteorologiche (Modulo M1) è unico.
I Livelli (o Stati) di Allerta per Possibili Precipitazioni Intense (Modulo M2) o Precipitazioni
Intense in atto (Modulo M3) sono tre, così indicati in ordine crescente:
Livello 1
Livello 2
Livello 3.
La corrispondenza tra Livelli di Criticità e Livelli di Allerta è, in tal caso, la seguente:
Criticità da
evento previsto
Criticità da
evento in atto Livello di Allerta
Moderata Ordinaria 1
Elevata Moderata 2
Elevata 3
Il Dirigente Responsabile della Protezione Civile, con proprio Decreto, può delegare al Responsabile di turno della Sala Operativa regionale l’attivazione degli stati di Allerta per effetto
degli Avvisi di Criticità, disponendo contestualmente che il Centro Funzionale debba trasmettere gli Avvisi di Criticità anche alla Sala Operativa regionale e definendo, con il necessario dettaglio,
 e procedure da seguire nella trasmissione degli Avvisi di Criticità e degli Avvisi di Allerta. I messaggi di allertamento conterranno al loro interno il periodo di validità degli stessi.
Alla scadenza del periodo indicato nel messaggio di allertamento, il relativo livello di allerta si intende automaticamente disattivato.


PRESIDIO TERRITORIALE IDROGEOLOGICO E IDRAULICO
Il Presidio idrogeologico e idraulico del territorio è finalizzato a:
effettuare attività di ricognizione e di sopralluogo nelle aree esposte a rischio di frana e/o di inondazione;
sviluppare, durante le fasi di Allerta, specifiche e dettagliate osservazioni sul campo dei fenomeni in corso, individuando:
i sintomi di possibili imminenti movimenti franosi (fessure, lesioni, variazioni della superficie topografica, spostamenti sensibili, ecc.), anche attraverso la lettura di strumentiinstallati sul territorio che non trasmettono a distanza (inclinometri, fessurimetri, distanziometri, ecc.); le evidenze connesse a movimenti franosi già innescati e/o in atto;
svolgere le attività dei servizi di piena e di pronto intervento idraulico, disciplinati dal R.D. n.
523/1904 e dal R.D. n. 2669/1937, in tutti i tronchi fluviali che presentino rischio di esondazione e non solo nei tratti classificati di prima e seconda categoria come previsto dalla citata normativa. In particolare per questo ultimo aspetto il Presidio Territoriale deve, compatibilmente con la effettiva disponibilità di uomini e mezzi: osservare e controllare lo stato delle arginature presenti;
􀂂 rilevare, sistematicamente, i livelli idrici del corso d’acqua per assicurarsi che un incremento della portata di piena non abbia conseguenze pericolose per sormonto e/o rottura arginale;
􀂂 svolgere ricognizione delle aree potenzialmente inondabili, soprattutto nei punti indicati negli Scenari di Rischio come “idraulicamente critici”, anche al fine di rilevare situazioni di
impedimento al libero deflusso delle acque per ostruzione delle luci di ponti, o di altre strettoie naturali o artificiali, causati da movimenti franosi, smottamenti spondali, accumuli detritici prodotti dell’eccessivo materiale trasportato;
attivare il pronto intervento idraulico ai sensi del R.D. n. 523/1904 e primi interventi urgenti ai sensi della legge n. 225/1992, tra cui la rimozione degli ostacoli che possano impedire il rapido defluire delle acque, la salvaguardia delle arginature e la messa in sicurezza delle opere idrauliche danneggiate.

UNITÀ TECNICHE MOBILI
Nelle more della costituzione del Presidio Territoriale, al solo fine di sviluppare durante le fasi di Allerta, specifiche e dettagliate osservazioni sul campo dei fenomeni in corso, il Sistema regionale
di Protezione Civile si avvale delle Unità Tecniche Mobili (UTM).
È possibile distinguere tra:
UTMC Unità Tecniche Mobili Comunali
UTMCC Unità Tecniche Mobili Intercomunali
UTMP Unità Tecniche Mobili Provinciali
Ogni Comune deve attivare, entro 180 giorni dalla pubblicazione della presente Direttiva, almeno una Unità Tecnica Mobile Comunale (UTMC), composta da personale scelto tra tecnici comunali, vigili urbani, volontari di protezione civile, suddiviso in due turni. Le UTMC devono essere dotate dell’equipaggiamento essenziale e devono avere la disponibilità di un automezzo e di un
ricetrasmettitore o di un telefono cellulare.
Entro la stessa data, i Comuni capoluogo di Provincia e i Comuni con più di 20.000 abitanti devono attivare due o più UTMC, a seconda dell’estensione del territorio comunale e della natura
e del numero delle situazioni di rischio presenti.
Nel caso di piccoli Comuni limitrofi, d’intesa tra i Sindaci dei Comuni interessati, è possibile attivare entro gli stessi termini, in luogo delle UTMC, Unità Tecniche Mobili Intercomunali
(UTMCC).
In ogni caso, i Sindaci dei Comuni devono fornire al Settore Regionale della Protezione Civile l’elenco aggiornato delle UTM di propria competenza, indicando l’elenco dei componenti, gli
estremi dell’automezzo e del ricetrasmettitore o del telefono cellulare disponibile.
Le Province devono attivare entro 180 giorni dalla pubblicazione della presente Direttiva, d’intesa
con la Regione, almeno tre Unità Tecniche Mobili Provinciali (UTMP), composte da tecnici della Provincia, da tecnici della Regione, degli Enti Territoriali, degli Enti Subregionali, da volontari di protezione civile, da personale messo a disposizione da altre amministrazioni pubbliche, personale
convenzionato. Anche le UTMP devono essere adeguatamente equipaggiate e dotate di automezzi e di ricetrasmettitori o di telefoni cellulari. L’attivazione delle UTMP è disposta con deliberazione della Giunta provinciale di competenza per territorio. Nella deliberazione devono essere in
particolare stabilite: composizione, dotazione e dislocazione delle UTMP.
Le UTMC o le UTMCC sono attivate dal Sindaco del Comune di appartenenza o dal Responsabile comunale di protezione civile a tal fine delegato dal Sindaco, nel caso di attivazione del livello di
Allerta 2 e della conseguente fase di preallarme prevista dal Piano Comunale di emergenza.
Il Sindaco, comunque, può attivare, a ragion veduta, le UTMC o le UTMCC anche in assenza di livelli di Allerta 2 o superiore, ogniqualvolta abbia motivati e ragionevoli timori che sia possibile
l’inizio di fenomeni che possano creare problemi all’incolumità delle persone.
In caso di necessità, il Comune può chiedere un supporto tecnico alla Provincia che invierà, nel limite delle disponibilità, una o più UTMP.
Le UTMP sono attivate dalle Province progressivamente e a ragion veduta, allorquando nel territorio di competenza si attiva una fase di Allerta 2.
La Protezione Civile regionale mantiene l’elenco delle UTM attive.
Per le UTM è prevista una fase di formazione da sviluppare presso la Scuola regionale per il Presidio idrogeologico e idraulico del territorio, da costituirsi a cura del Settore Regionale più Protezione Civile.