domenica 18 dicembre 2011

TRAVERSA. Il dramma di un uomo

TRAVERSA. Il dramma di un uomo e il degrado della politica e delle classi dirigenti calabresi

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di ALDO VARANO - Traversa ha buttato la spugna. Si è dimesso da sindaco dove i catanzaresi lo avevano eletto a furor di popolo sette mesi fa. Inutile girarci intorno, per Catanzaro sarà un colpo micidiale.
Il cronista ha l’obbligo di prendere atto che Traversa afferma di dimettersi per le condizioni economiche disastrate del Comune. Insomma, Traversa ha fatto una scelta politica.
L’analista, invece, ha l’obbligo di andare oltre per tentare di capire quali sono le ragioni più profonde che muovono la politica, il loro significato, le conseguenze.
Il primo punto è di buon senso. Traversa certamente non si sarebbe dimesso se non fosse deputato e, quindi, se la carica di sindaco non fosse diventata improvvisamente incompatibile con quella di deputato. Catanzaro paga sulla propria pelle una norma, la possibilità di essere insieme sindaco e deputato, voluta e imposta non per ragioni di servizio ai cittadini ma a difesa di insopportabili privilegi del ceto politico italiano.
Si legga l’intervista a Traversa firmata da Giulia Veltri sul Quotidiano: è un documento di alto contenuto umano e, insieme, un lampo di luce su quel che veramente accade nella politica in Calabria. Traversa appare un uomo vinto e sconfitto. Non tenta neanche di colorare con un pizzico di polemica e di rivolta le sue dimissioni. Non polemizza con Berlusconi e con la Lega che hanno massacrato il Sud spostando risorse al Nord o comunque impedendo che arrivassero. Non tenta un affondo neanche nel momento in cui perfino il Governatore Scopelliti, in una intervista all’Avvenire, apre alla verità riconoscendo, certo con cautela, che le maggioranze dei passati governi, quindi sostenute prima di tutto dal suo partito e dai voti raccolti nel Mezzogiorno, hanno pesantemente danneggiato il Sud. Anzi, Traversa conclude con malinconia annunciando la sua probabile uscita dalla politica. E’ una pagina, quella scritta dalla Veltri e Traversa, sulla storia dei vinti.
Ma bisogna andare oltre. Se sono una balla le dimissioni per le condizioni del Comune, idea peraltro mai passata per la testa di Occhiuto o Arena (che pure deve fronteggiare oltre al verde in cassa anche il tam-tam di storie di malaffare comunale) o altri sindaci italiani, resta un’unica spiegazione: Traversa tiene famiglia e non vuole rinunciare alla pensione che facendo il parlamentare qualche altro mese avrà assicurata per il resto della vita.
Il sindaco (quasi ex) del capoluogo di regione ha valutato lucidamente la trappola scattata contro di lui. Se resterà sindaco, al di là delle difficoltà d Catanzaro, mai più rimetterà piede in Parlamento. Addio pensione, quindi. E’ anche consapevole che le sue dimissioni renderanno improbabile la sua ricandidatura a Roma non fosse altro per la conseguenza, già consumatasi in queste ore, di una drastica riduzione de suo appeal elettorale. Avverte, infine, che se anche strappasse la ricandidatura, non c’è certezza alcuna di essere rieletto: qui ed ora nessuno sa se i partiti (tutti i partiti) della seconda repubblica reggeranno all’impatto con l’attuale crisi, né sono prevedibili le coordinate della ricomposizione politica che si potrebbe innescare; non a caso il Governatore Scopelliti si tiene stretta la sua lista e si tiene caro, nonostante le difficoltà d’immagine, il sottosegretario Alberto Sarra che gli garantisce, se tutto dovesse cambiare, un collegamento privilegiato con la lega sudista di Gianfranco Micciché. Calcolo, quello di Scopelliti, che viene legittimato dalle dimissioni di Traversa, che è stato un punto decisivo nel successo del Governatore e ora appalesa tutta la sua fragilità.
Ma servono altre due riflessioni sul gesto di Traversa per spiegare il suo dramma ma anche il contesto che l’ha provocato. Traversa è una persona onesta. Non è mai finito nel chiacchiericcio dei sospetti che ha risparmiato pochi leader calabresi. Ha amministrato sempre e comunque correttamente. Questa realtà, gli si rivolta contro come un drammatico paradosso: se fosse stato di una razza diversa, che pure ha ampia diffusione, avrebbe potuto programmare quattro anni di mazzette recuperando molto più di quanto, vivesse mille anni come gli auguriamo, prenderebbe di pensione parlamentare. La sua onestà gli ha tagliato questa strada. Bisogna dargliene atto e, insieme, ricordare a tutti i moralisti che l’onestà non è un valore in politica: è un presupposto e, quindi, se ci sono mille ragioni per incastrate e punire i corrotti, non ce n’è (giustamente) alcuna per premiare gli onesti.
In ultimo. Traversa non fa un gesto anomalo rispetto a generazioni di classi dirigenti meridionali e calabresi. La loro logica e le loro espressioni politiche, di norma, le hanno spinte sempre, di fronte al dilemma “io o loro”, a scegliere la difesa del “proprio particolare” rispetto all’interesse collettivo. Il massimo della generosità delle classi dirigenti s’è normalmente fermato a non danneggiare con accanimento la cosa pubblica. Mai e risolvere a proprio danno il conflitto.
E’ questo, del resto, il nodo di fondo per leggere correttamente la storia del Mezzogiorno e della Calabria che è nodo connesso alla scomparsa della nozione di nemico/avversario interno. Ma questo è un altro discorso.

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