giovedì 8 dicembre 2011

www.articolionline.net/2011/11/sondaggio-popolare-gli-italiani.html




SONDAGGIO POPOLARE "GLI ITALIANI VOGLIONO IL RITORNO DELLA LIRA"



          SONDAGGIO POPOLARE : "GLI ITALIANI VOGLIONO IL RITORNO DELLA LIRA "



      Secondo un sondaggio popolare promosso dall'Associazione Amici dello       Spettacolo,sodalizio di appassionati telespettatori, effettuato su un campione di  5000 cittadini italiani  
      risulta che hanno auspicato il ritorno della Lira.

      Alla domanda "dopo il crollo dell'euro,saresti favorevole al ripristino della moneta
      di valore nazionale,la Lira ? " il 75 % degli intervistati hanno risposto " sono
      assolutamente favorevole alla vecchia e gloriosa cara Lira,in un momento storico
      dove la globalizzazione,diciamola tutta, ha fallito ! Viva la Lira !"
========================================================+




================================================


venerdì 2 dicembre 2011


PANZANE: «SE TORNIAMO ALLA LIRA MORIREMO DI FAME»

Anche le banche italiane fanno di conto simulando la fine dell'euro. Ecco il tasso di cambio prevedibile

di SOLLEVAZIONE

L’economia è una materia ostica ai più, per cui capita spesso che se ne parli a sproposito.
Con la finanziarizzazione le cose sono diventate ancora più complicate. Tuttavia c’è chi si avventura nel labirinto e, privo del filo d’Arianna, finisce per perdersi, pronunciando clamorose corbellerie.

Ci siamo già occupati, venerdì scorso, nell'articolo «Cinque ragioni a favore del default» di spiegare perché il default, ovvero la cancellazione del debito pubblico, è il male minore per le masse lavoratrici italiane.

Oggi rispondiamo di passata ai catastrofisti di Sua Maestà l'euro, che si dimenano, anche in rete, facendo il verso ai media mainstream, per spiegare che se riguadagnamo la sovranità monetaria sarebbe l'apocalisse. Un caso da manuale è quello di un certo Sandro Kensan che ha scritto per comedonchisciotte.org un agghiacciante quanto risibile articolo dal titolo «Default dell'Italia e ritorno alla nova lira». Gli risponderemo quanto prima.

Dal frullatore di corbellerie economiche escono ogni tanto autentiche perle. Si prenda ad esempio questa, a firma di un certo MCR di Reggio Emilia:
«La fine dell'euro significherebbe avere in tasca 20 euro che valgono 1000 lire, con la quale non riusciresti neppure a pagarci il pane. Pane che faresti fatica pure a trovare dato che la maggiorparte delle attività commerciali e industriali... fallirebbero perché non avrebbero più un soldo in cassa. Tutto condito dal fatto che dall'estero non arriverebbero di certo aiuti, dal momento che gli altri stati non se la spasserebbero. Si verrebbe a creare un tutti contro tutti alla ricerca della convenienza nazionale. Hai voglia tu dopo di parlare di precari... Dopo si che il popolo diverrebbe veramente affamato».
Noi non sappiamo chi sia questo MCR. Sta di fatto che questa scemenza l'ha fatta girare su Facebook in polemica con una iniziativa per l'uscita dall'euro e il ripudio del debito. Se MCR è un anticapitalista dovrebbe rendersi conto che fa eco ai media e ai comitati d’affari legati alla grande finanza e alle banche che da mesi, davanti alla consunzione dell’euro, hanno scatenato una vera e propria campagna di terrorismo ideologico: «Se si esce dall’euro sarà la fine del mondo, e il paese sprofonderà in un nuovo Medio evo». A che serve questa campagna? A intossicare le coscenze affinché il popolo lavoratore accetti immensi sacrifici sull’altare dell’euro. Il fatto è che questa campagna di intossicazione ideologica si fonda su delle bugie, sulla manipolazione dei fatti. Ma il nostro MCR, consapevole o inconsapevole alleato del neo primo ministro Monti, la spara ancora più grossa. Afferma che col ritorno alla sovranità monetaria gli attuali venti euro varrebbero mille lire. Col che, appunto, se tornassimo alla Lira, il popolo sarebbe ridotto alla fame.



Scemenze che fanno solo il gioco di Monti e delle sue cure da cavallo.

Ritorneremo come detto, più in dettaglio, nei prossimi giorni, su quelli che saranno gli scenari più realistici con un abbandono dell'euro. 
Una cosa comunque dev'essere chiara. Un conto è se l'uscita sarà pilotata da chi ci comanda, ovvero dalle oligarchie bancarie  dei loro lacché politici. In questo caso è fin troppo ovvio che Lorsignori scaricheranno sui ceti meno abbienti le conseguenze del cataclisma. Tutto un altro se il ritorno alla sovranità monetaria sarà pilotato da un governo popolare esattamente come auspica l'Appello al popolo lavoratore.
E dato che stanno riprogrammando tutte le attività contabili in doppia valuta, le banche debbono giocoforza stabilire un virtuale tasso di cambio. E sapete qual’è? Leggiamo da Il Sole 24 Ore del 27 novembre: «Come si muoverebbero le valute in caso di rottura dll’Euro? Un livello d’equilibrio, teorico e astratto non è difficile da prevedere. Allo stato attuale delle cose secondo i calcoli dell’OCSE un euro italiano vale 0.93 euro tedeschi, 0,86 francesi e 1,09 dollari». Altro che la cretinata dei “venti euro che valgono 1000 lire”! 
Partiamo intanto da un fatto: le banche americane ed europee (italiane comprese), siccome danno come probabile la fine dell’euro, stanno lavorando da alcuni giorni ad una doppia contabilità, una in euro e l’altra nelle vecchie valute nazionali (vedi le indiscrezioni pubblicate in questi giorni dai principali quotidiani).






    

E finalmente una voce si levò...
Oggi su “Il Giornale” Magdi Allam ha scritto, senza troppe remore e paturnie varie, ciò che ormai in molti pensiamo, e che io avevo già scritto su un precedente articolo: dovremo uscire dall’Euro, questa moneta dei disastri....di Silvio Foini

In buona sostanza concordo su quel che dice Allam, senza volermi fregiare del roboante titolo di economista dato che non lo sono. Penso con la mia testa e valuto ciò che vedo, e questo collima con quanto ha ben sottolineato Magdi Allam: “E’ corretto che nel 2000, prima dell’adesione all’euro, gli italiani stavano meglio di quanto non stiano oggi
mettendo a confronto i dati concernenti il reddito pro-capite a prezzi costanti, l’occupazione reale, le esportazioni delle nostre imprese e la bilancia dei pagamenti; se tutto ciò è corretto allora è arrivato il momento di valutare seriamente e prendere successivamente e rapidamente la decisione di riscattare la nostra sovranità monetaria, che significa tornare a battere moneta in Italia uscendo dall’euro, come presupposto inevitabile per salvaguardare la nostra sovranità nazionale, affinché non ci si ritrovi sempre più succubi di un’Europa centralistica e autoritaria egemonizzata dalla Germania e sempre più in balia dei poteri finanziari forti che ci schiavizzeranno riducendoci, al pari dei cinesi capital-comunisti, in semplici produttori di materialità per far crescere illimitatamente il Pil, la cui ricompensa corrisponderà alla possibilità di consumare il più possibile, scardinando la nostra civiltà laica e liberale dalle radici giudaico-cristiane svuotandola di qualsiasi presenza di spiritualità, valori non negoziabili, identità comunitaria e nazionale, certezza delle regole e democrazia sostanziale”.

Siamo sinceri una volta almeno con noi stessi: quando uscivamo di casa con le vecchie 50.000£ in tasca ne potevamo acquistare di cose! Oggi, esci con 50 € e non compri quasi nulla. Esempio?
Pacchetto di sigarette nazionali, quelle meno care che conosciamo tutti, le MS: 4,40 € il pacchetto.
Praticamente più di 8.000£. Nemmeno 2 hg di pane 2 €, leggi 4.000 £. Ma dove siamo finiti? Ci lamentiamo perché stiamo diventando poveri? Siamo già poveri!

Ma gli economisti, quelli grandi, affermano che non è vero. Hanno ragione. Loro non guadagnano quanto un povero operaio o un misero impiegato. Cosa importa loro che hanno centinaia di migliaia di euro al mese in tasca? O ai nostri politici che non hanno saputo o, per pusillanimità, voluto, tornare a prima, alla Lira?

Ora fra la gente è iniziata la manfrina: “Si stava meglio prima”. Fra qualche tempo, dopo le cosiddette manovre o manovrine che stanno sulla linea di partenza, quando davvero saremo allo stremo ne vedremo delle belle. Quando inizierà la campagna elettorale in molti si sgoleranno promettendo il ritorno al vecchio conio e questi, siatene certi, cavalcheranno la tigre e vinceranno le elezioni. Allam prosegue e bene spiega: “Sulla prospettiva della crescente sottomissione dell’Italia ad un’Europa egemonizzata dal direttorio franco-tedesco, consideriamo che del nostro debito estero, pari a 1.040 miliardi di euro, la Francia detiene 378 miliardi di euro (36%) mentre la Germania detiene 140 miliardi di euro (13%). Così come per la Grecia che ha un debito estero di 175 miliardi di euro, la Francia detiene 55 miliardi di euro (31%) mentre la Germania detiene 33 miliardi di euro (19%). I colpi di stato finanziari messi a segno prima in Grecia e poi in Italia corrispondono alle decisioni assunte da Sarkozy e dalla Merkel, d’intesa con i centri finanziari internazionali, per garantire i loro interessi nazionali. Se vogliamo avere un riscontro circa l’atteggiamento aggressivo, al limite dell’intimidatorio, dei due leader citiamo quanto hanno detto recentemente la Merkel: «Se cade l’euro cade l’Europa», e Sarkozy: «Lasciare distruggere l’euro è prendersi il rischio di distruggere l’Europa. Coloro che vogliono distruggere l’euro si assumeranno la responsabilità di riaccendere i conflitti nel nostro continente». Noi singoli cittadini italiani prendiamo atto che il nostro tenore di vita è decisamente peggiorato dopo l’addio alla lira. Dobbiamo prendere atto che l’euro è l’unica moneta al mondo che impedisce agli Stati che lo adottano di poter ottenere il prestito dalle rispettive banche nazionali e sono costretti ad offrire i loro titoli sul mercato, esponendosi al rischio di intercettare i prodotti derivati, il cancro della finanzia internazionale”.

Io personalmente non devo aggiungere altro, se non condividere in toto queste considerazioni che l’uomo della strada va facendo solo col proprio buon senso. E non da oggi, ma da qualche tempo dopo che l’Euro subentrò alla Lira. Sbaglio? Vado con molti altri incontro ad un fatale errore? Come scriveva il Manzoni, “ai posteri l’ardua sentenza”

Nessun commento:

Posta un commento