giovedì 22 marzo 2012

Il Dottor Zamboni ha scoperto che vi è un' attinenza tra sclerosi multipla e CCSVI

 notizie sulla sclerosi e attinenza con la giugulare - 
 Il Dottor Zamboni ha scoperto che vi è un' attinenza tra sclerosi multipla eCCSVI 

 



Il Primo Centro Medico in Italia. Contattaci Adesso per Informazioni!


Il Dottor Zamboni ha scoperto che vi è un’ attinenza tra sclerosi multipla e CCSVI, e ha capito che liberando le vene giugulari occluse, che provocano un ristagno di sangue nel cervello, i pazienti guariscono dalla sclerosi multipla.

Sul metodo Zamboni la parola alla ricerca

Parte Brave Dreams, fra speranze e dubbi

KEYWORDS | sclerosiZamboniCcsvi, 

Saranno 685 i pazienti provenienti da vari centri di riferimento italiani a dar vita al progetto di ricerca Brave Dreams, che punta a svelare la natura dell'associazione fra sclerosi multipla e Ccsvi. A dirigere lo studio, finanziato dalla regione Emilia-Romagna, lo stesso prof. Paolo Zamboni, che nella conferenza stampa di presentazione ha dichiarato: “ormai da dieci anni un gruppo di ricercatori, in silenzio, ha posto un’ipotesi scientifica i cui dati sono stati circostanziati a livello internazionale: ora lo studio ‘Brave Dreams’, finalizzato a valutare l’efficacia del trattamento di disostruzione venosa nei pazienti affetti da sclerosi multipla, potrà essere condotto nel modo appropriato”.

Zamboni ha tenuto a precisare la necessità che sull'argomento cessino le polemiche e le forzature che negli ultimi mesi sono state alimentate da sostenitori e detrattori della sua stessa teoria: “sono grato a tutti coloro che si sono adoperati personalmente, nel grave momento in cui eravamo praticamente privi di fondi, per sensibilizzare la cittadinanza e raccogliere finanziamenti. Ora però va chiarito che il marchio ‘Brave Dreams’ appartiene al comitato scientifico e alla Regione, nessuno può più utilizzarlo per promuovere ulteriori raccolte fondi a quel nome. Sarebbe dannoso associare il nostro impegno, che sarà lungo e difficile, a messaggi che diano per scontato che il trattamento che vogliamo sperimentare darà per forza risultati positivi”.
Il rischio è quello di avallare inconsapevolmente pratiche inutili se non pericolose: “a New York – rivela il prof. Zamboni - mi è stato chiesto conto di un paziente canadese morto dopo un’operazione in Costarica, eseguita secondo gli accusatori in base al mio metodo; si è appurato che l’intervento era stato effettuato con tecnica ben diversa e fra l’altro molto cruenta”.
Serviranno due anni per capire se la tecnica di disostruzione possa produrre quei benefici che tutti sperano. Com'è noto, una parte della comunità scientifica esprime dubbi sulla reale efficacia del trattamento proposto dal prof. Zamboni.
Intervistato dal Sole 24 Ore, il prof. Carlo Pozzilli, responsabile del Centro per la Sclerosi Multipla dell'Ospedale Sant’Andrea di Roma, non nega una possibile associazione fra la patologia e la Ccsvi: “nel nostro Centro abbiamo recentemente osservato anomalie venose presenti in ragazzi molto giovani con età inferiore ai 18 anni e all’inizio della malattia che supportano la considerazione che la Ccsvi possa rappresentare una condizione antecedente e non essere conseguente alla malattia. La Ccsvi dunque, se pur non è certamente la causa della malattia, potrebbe costituire un elemento aggravante il decorso della malattia”. Tuttavia, l'intervento di disostruzione non è, secondo l'opinione di Pozzilli, risolutivo: “la tecnica basata sulla disostruzione delle vene proposta da Zamboni potrebbe migliorare la circolazione e di conseguenza ristabilire una buona ossigenazione dei tessuti, dando sollievo dai sintomi. Tuttavia ad oggi non sono ancora disponibili dati relativi a studi controllati e condotti in modo accurato mirati ad accertare la durata e la consistenza dei benefici riferiti da alcuni ma non da tutti i pazienti sottoposti ad intervento di disostruzione. È di fondamentale importanza allo stato attuale però che, al di là del chiacchiericcio mediatico, passi alle persone il messaggio corretto di non abbandonare le terapie tradizionali pensando che la disostruzione sia la soluzione ai loro problemi”.
La conclusione più assennata è dello stesso prof. Zamboni: “la speranza è che ora si spengano i riflettori, perché i ricercatori possano fare il loro mestiere. Questa sperimentazione ha attirato l’attenzione di molti e ha suscitato molte polemiche. Ora c’è un richiamo a considerare questo studio per quello che è, un normale studio”.


Andrea Piccoli 
 


Nessun commento:

Posta un commento