domenica 22 aprile 2012

Reggio Calabria, Sel: “Necessari interventi di prevenzione per il dissesto idrogeologico”



La redazione di 
MONITORAGGIOIDROGRAFICO: Rammentiamo che sono previsti come da delibera DEL 14 SETTEMBRE 2010 N° 602, L’ISTITUZIONE DEI 14 PRESIDI IDRAULICI SU TUTTO IL TERRITORIO DELLA CALABRIA. Ma ancora la Regione non si è mossa in tal senso e il Servizio Regionale di Monitoraggio della Rete Idrografica attende che la regione risponda.....con i fatti!
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Reggio Calabria, Sel: “Necessari interventi di prevenzione per il dissesto idrogeologico”

22 APRILE 2012, 09:57 REGGIO CALABRIA POLITICA
"E’ evidente come il dissesto idrogeologico sia un problema sempre più stringente e drammatico. Un problema che, soprattutto, chi è chiamato ad amministrare questa nostra terra non può trascurare. Secondo dati del Ministero dell’Ambiente (“Rischio Idrogeologico in Italia”, ottobre 2008) sono 6633 (82%) i Comuni in pericolo per il dissesto idrogeologico". E' uanto sostiene in una nota Giovanni Panzera, Coordinamento circolo Sel “Vincenzo De Angelis”.
"Un fenomeno che, inoltre - conntinua la nota di Sel - risulta aggravato dalla intensa antropizzazione che caratterizza il nostro Paese. Il consumo del suolo, si stima, che nel periodo 1990-2005 sia stato di oltre 244.000 ettari all’anno (per rendere l’idea, circa due volte la superficie del Comune di Roma). Questi dati offrono l’esatta dimensione di un fenomeno di drammatica vulnerabilità.
La questione ambientale è, ormai, strettamente connessa ai diversi ambiti dell’economia: dal mondo dell’agricoltura a quello dell’industria, dal turismo alla ricerca, dal territorio alla politica.
Tutti noi siamo consapevoli del momento drammatico che stiamo attraversando a causa della crisi economica e finanziaria mondiale. In particolare, la crisi, manifesta con maggiore violenza i suoi effetti negativi in una Regione come la nostra, già sofferente, da tempo, per la mancata crescita economica ed occupazionale.
Secondo una recente stima, sono circa 3 milioni gli italiani che non lavorano e che hanno smesso , da tempo, di cercare lavoro.
Secondo il rapporto della Banca d’Italia, diffuso in dicembre, “La fase di ripresa iniziale lo scorso anno si è arrestata. Il tasso di disoccupazione è salito e il tasso di occupazione è sceso ai livelli minimi del 2004”.
In particolare, nel primo semestre 2011, si è ridotto ulteriormente il numero degli occupati in Calabria.
In quest’ottica, la tutela ed il risanamento idrogeologico del territorio costituiscono priorità strategiche per garantire al Paese, ed in particolare alla nostra Calabria, quelle condizioni territoriali indispensabili per la ripresa della crescita economica.
Quello che voglio sottolineare è che da una necessità (attivarsi per prevenire il dissesto), può nascere un’opportunità, in termini di ricadute occupazionali, per la nostra Regione.
Un particolare interesse suscita l’attenzione che il nuovo Governo ha posto sul tema della sicurezza del territorio, con particolare riferimento ad azioni di contrasto del rischio idrogeologico nel Mezzogiorno.
Il CIPE ha - si legge ancora nella nota del coordinamento Sel - infatti, approvato, il 20 Gennaio 2012, un provvedimento in virtù del quale saranno finanziati interventi per circa 680 milioni di euro. Le sette regioni del Mezzogiorno che ne beneficeranno saranno: Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. In particolare, per la Calabria, l’accordo sottoscritto il 10 Gennaio 2012 prevede un importo complessivo di 220 milioni di euro. Il nostro auspicio è che tali accordi parziali possano trovare, al più presto, attuazione.
L’esigenza, quindi, di rispondere ad una domanda crescente di servizi nel settore ambientale e la maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica nei confronti delle tematiche ecologiche, ha portato alla nascita di nuove figure professionali, ma anche di nuovi settori economici che offrono vaste possibilità di impiego.
Si stima, che gli italiani occupati in questo settore, siano circa 200/300 mila ma si prevede che l’incidenza delle “professioni verdi” sul totale delle professioni sarà di circa il 6% con un incremento generale del 20%.
Un moderno modello teorico di sviluppo economico prende il nome di economia verde, o più propriamenteeconomia ecologica, che oltre ai benefici (aumento del Prodotto Interno Lordo) di un certo regime di produzione, prende in considerazione anche l’impatto ambientale.
Alcune delle professioni emergenti in ambito ambientale: Ingegneria per l’ambiente ed il Territorio è una tra le più recenti branche dell’Ingegneria. Nata per soddisfare quell’esigenza propria di ogni Paese Industriale ed avanzato, di professionisti capaci di operare in un contesto delicato e dall’importanza sempre crescente come quello ambientale.
Tecnico di monitoraggio ambientale opera il controllo sull’ambiente attraverso apparecchiature sofisticate e sensori, analizza periodicamente i dati, evidenziandone anomalie e guasti da segnalare ai manutentori.
L’ANBI (Associazione Nazionale Bonifiche ed Irrigazioni) ha presentato un Piano per la Riduzione del Rischio Idrogeologico che comprende diverse tipologie di interventi per la messa in sicurezza del territorio: dal contenimento delle frane, alla sistemazione delle pendici, alla regolazione di torrenti e corsi d’acqua, alla bonifica idraulica. Nell’immediato, c’è necessità di 2.943 interventi per un costo complessivo di quasi 7 miliardi di euro. Tradotto significa più sicurezza per i cittadini e migliaia di nuovi posti di lavoro. Queste le stime dell’ANBI:
Ogni milione di euro, investito in manutenzione del territorio - conclude la nota - genera 7 nuovi posti di lavoro; da un facile calcolo, il Piano per la Riduzione del Rischio Idrogeologico, composto per lo più da progetti immediatamente cantierabili avendo già espletato i necessari iter burocratici, ne creerebbe oltre 47.000, dando anche un importante contributo alla ripresa occupazionale".
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DISSESTO IDROGEOLOGICO: "UFFICIO UNICO DI PIANIFICAZIONE, POSSIBILE UN SISTEMA DI ALLARME IMMEDIATO"
Il convegno di studio sul dissesto idrogeologico del territorio messinese che si è svolto questa mattina nel Tempio di CRISTO RE, proposto dall’associazione di volontariato e protezione civile “Mari e Monti 2004 ONLUS” con la fattiva collaborazione del Centro studi “Pace e libertà”, ha affrontato diversi aspetti della questione della messa in sicurezza del territorio con uno sguardo ai programmi per specifiche linee di intervento.Il convegno, moderato dal dott. Orazio Costa, organizzato con il concorso dell’Assemblea regionale siciliana e con il patrocinio del Dipartimento regionale di Protezione civile, del Comune di Messina, della Provincia regionale, del CESV e dell’Ordine degli Architetti, ha fornito un contributo alla questione della messa in sicurezza del territorio.In apertura dei lavori, il presidente del Centro Studi “Pace e libertà”, Tommaso Barone, ha sottolineato come il convegno odierno sia stato voluto per un contributo costruttivo alla problematica.Importanti gli interventi sul piano tecnico con la presenza del professore Franco Ortolani, ordinario di geologia e direttore del Dipartimento pianificazione del territorio all’Università Federico II di Napoli.Il professore Ortolani, che si è occupato di eventi alluvionali con pubblicazioni e studi specifici, accogliendo l’invito degli organizzatori del convegno per  affrontare la problematica della provincia di Messina ha evidenziato la necessità di migliorare i piani di protezione ambientale e dei cittadini attraverso l’attuazione di un concreto sistema di prevenzione. E’ stato evidenziato come è possibile mettere a punto semplici ed efficaci piani di protezione civile locale con l’attivazione di un Sistema di allarme idrogeologico immediato attraverso pluviometri e moderni sensori meteo. Un sistema da attivare all’interno di un coordinamento integrato di protezione civile.Nel corso del convegno che ha visto la partecipazione di rappresentanti degli ordini, esperti e volontari, è stato inoltre evidenziato come appare necessario un maggior coinvolgimento della popolazione nel piano di protezione civile perché lo stesso diventi uno strumento operativo. Nel suo intervento, il presidente dell’associazione di volontariato e protezione civile “Mari e Monti”, Massimo Minutoli, ha infatti sottolineato come “l’esposizione del prof. Ortolani ha dato modo di approfondire l’importanza delle attività di prevenzione da attuare per la mitigazione del rischio da dissesto idrogeologico. Bisogna attuare tutti i correttivi necessari a colmare le lacune presenti - ha evidenziato Minutoli –. Appare necessaria l’unificazione degli enti in un UNICO UFFICIO DI PIANIFICAZIONE COMPOSTO DA TUTTI I RAPPRESENTANTI DEGLI ENTI INTERESSATI AL PROBLEMA”. “Questa proposta – ha aggiunto Minutoli –, peraltro oggetto di attenzione di alcuni organi politici che hanno avanzato specifica richiesta agli uffici competenti, potrebbe essere presa in considerazione da subito attraverso una conferenza tra i vari uffici”. Nel suo intervento, il presidente dell’associazione in relazione ai piani di protezione civile ha appunto evidenziato come “va valorizzato il lavoro svolto dal dipartimento comunale, nonostante le ristrettezze economiche dell’ente ma molte cose andrebbero riviste per avere maggiore incisività sulla cittadinanza. Ad esempio – ha fatto presente Minutoli -, a nostro avviso è stato utile avere predisposto tutta la segnaletica relativa al piano di emergenza della città ma molti cittadini sconoscono totalmente il loro significato. Ecco l’importanza dell’informazione attraverso incontri con la società civile, le comunità religiose, le associazioni di semplici cittadini che si occupano di attività diverse della protezione civile e  gli enti pubblici. Non è più tempo di demandare nulla e solo con un lavoro di gruppo si potranno risolvere i vari problemi, superando le competenze e le responsabilità”.Tra i contributi di oggi anche quelli arrivati direttamente dai componenti del Gruppo di lavoro dell’Associazione “Mari e Monti” che si sono soffermati sulla gestione dei rischi territoriali, prendendo ad esempio il territorio della terza circoscrizione e proponendo di predisporre specifici piani d’ambito all’interno delle realtà circoscrizionali oltre che di promuovere un’attività di formazione ed informazione.

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