giovedì 13 settembre 2012

Reggio: servizio di sorveglianza idraulica a rischio per mancanza di fondi


Reggio: servizio di sorveglianza idraulica a rischio per mancanza di fondi
Mercoledì 19 Settembre 2012 09:48
Prevenire è meglio che curare. Questo vecchio (e saggio) adagio non è la regola nel Bel Paese, piuttosto sembra essere l’eccezione, tanti e tali sono state le pagine nere che hanno visto, a causa dell’insipienza dell’uomo, sfortunati protagonisti uomini,  donne, bambini, territori. 
Lo  Stivale non si è particolarmente distinto, tutt’altro. E, cosa particolarmente grave, non pare averne il desiderio. A suffragare questa amara verità  c’è, fra l’altro,  il  servizio di sorveglianza idraulica in capo all’Afor (che tuttavia  nasce e dipende economicamente dai Lavori Pubblici) e di cui l’Afor ha solo la gestione, come da legge regionale 31/09 e successiva 52/09, la cui mission è stata ben identificata   dall’Autorità di garanzia dello sciopero:   “un servizio essenziale di pubblica utilità” in quanto preposto, tra le altre cose, al monitoraggio, controllo ed allerta finalizzata a prevenire  ostruzioni, dovuti a scarichi abusivi di diverso materiale o di naturali depositi sedimentari, che possono determinare  l’esondazione  di torrenti e fiumare,   nonché, in quanto  servizio di polizia idraulica   preposto  a  portare alla luce tutti gli scarichi fognari ed  i  macelli  abusivi, le  estrazioni di sabbia dai torrenti e tutti gli abusi che si perpetuano  nelle  fiumare che possono alterare l’habitat dei  territori. 
Tra le note dolens  della sorveglianza idraulica    spiccano, tra le altre cose, l’espletamento a “singhiozzo” di un servizio così peculiare (appena  3 volte alla settimana),  nonché  l’assenza, fino alla fine dell’anno, di risorse economiche  per   gli attuali trecento (300) lavoratori, peraltro impiegati  con contratti part – time.  Queste gravi  discrasie rischiano di produrre pesanti  conseguenze per i territori, le popolazioni e le  maestranze. Urge un cambio di passo.  Che permetta di abbandonare la “ somma urgenza” con cui in genere viene gestito  l’evento, in quanto ciò non evita  le catastrofi ed i morti innocenti, per giungere  ad una seria ed oculata  azione preventiva. 
Parimenti  chiediamo nell’immediato  una variazione di bilancio  per continuare ad erogare   il servizio fino a dicembre, garantendo così il salario alle maestranze, che giova ricordare, grazie all’elevato grado di competenza e professionalità che le caratterizza, hanno dato vita ad un lavoro di progettazione che ha consentito alla Regione Calabria lo  sblocco immediato di 30 milioni di Euro dei 280 milioni di Euro da parte del CIPE per la tutela del dissesto Idrogeologico. Siamo  al cospetto di un servizio dall’alta produttività a fronte di una spesa minima, che  dovrebbe  essere  implementato  (e non mortificato) nel supremo interesse  della collettività. 

Per la SEGRETERIA FAI CISL                                     IL SEGRETARIO GENERALE     CISL    
Antonino Zema                                                                           Domenico Serrano’  

=====================================



sorveglianti idraulici confstampadi Simone Carullo - In una Regione come la Calabria, che ha oltre il 90% dei comuni a rischio idrogeologico, in cui l'abbandono dell'agricoltura ha compromesso la tenuta delle colline, in cui incuria e degrado dei corsi d'acqua mettono a serio rischio le zone limitrofe e la cementificazione selvaggia ha reso il terreno impermeabile, l'opera di prevenzione e di salvaguardia del territorio dovrebbe essere un servizio imprescindibile, ma così non è. A denunciarlo sono i sorveglianti idraulici, i quali, in una conferenza tenuta oggi presso la sede reggina della CISL, hanno raccontato tutte le loro difficoltà, annunciando infine la decisione di dichiarare lo stato di agitazione.
Sorveglianza idraulica significa attività di prevenzione, significa monitoraggio idrografico, segnalazioni di tutte le criticità che presentano i nostri corsi d'acqua - discariche, versamenti abusivi, ostruzioni di qualunque genere - e che poi si ripercuotono sul territorio sottoforma di episodi alluvionali. A fronte di questo servizio pubblico "essenziale", che prevede anche grosse responsabilità, la Calabria dispone di 300 operatori "part-time", tre giorni a settimana a 700 euro al mese, i quali sono costretti a lavorare in condizioni di estremo disagio, attanagliati da incombenze economiche a causa dei continui ritardi nei pagamenti, frustrati da una situazione insostenibile che dura da circa due anni,  senza certezze sul futuro, senza risposte concrete per il presente.
"E' un argomento di grande ricaduta sociale – ha affermato Domenico Serranò,  segretario generale della CISL di Reggio Calabria – è per questo che all'opinione pubblica chiediamo un'attenzione particolare e alla politica interventi celeri ed efficaci".
Continua Antonino Zema, sindacalista della FAI CISL, impegnato in prima persona nella lotta al fianco dei sorveglianti idraulici: "Non capiamo com'è possibile che un servizio di pubblica utilità sia part-time, laddove nelle altre regioni le stesse mansioni sono svolte full-time e con la reperibilità, perché le disgrazie non danno il preavviso. Noi crediamo che la politica debba fermarsi a riflettere attorno a questo problema, affinché si dia una prospettiva a questi lavoratori e si proceda alla strutturazione del servizio (la richiesta è di poter passare dalle 20 alle 39 ore lavorative), perché non si può scherzare con la vita di 300 famiglie, né tantomeno si possono sottovalutare le funzioni che svolgono. Questi ragazzi hanno fatto tutto il lavoro necessario per il Pai, il Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico, inoltre hanno contribuito ad uno studio grazie al quale sono stati sbloccati per la Calabria 280 milioni, di cui 30 sono stati fatti arrivare subito per gli interventi più immediati. Nonostante questi servizi e questi risultati abbiamo appreso che la Regione non ha i fondi per i pagamenti degli stipendi fino a dicembre".
La situazione è complessa e drammatica, gli operatori si dicono disperati, ma il loro è anche un vibrante grido d'orgoglio: "undici anni di malgoverno, malapolitica e cattivo sindacato – affermano – hanno portato a questa situazione, a dover ricorrere alla prefettura e a tutti gli uffici preposti per ottenere quanto spetta noi di diritto: lo stipendio. Ma ormai siamo stanchi, non sappiamo più dove andare, ci sentiamo offesi, presi in giro, vogliamo veder riconosciuta la nostra dignità lavorativa, vogliamo la certezza dei pagamenti, non siamo e non vogliamo essere parassiti, volgiamo essere produttivi, vogliamo poter programmare il nostro futuro. Settembre è un periodo critico, chiediamo pertanto un'assunzione di responsabilità alla giunta regionale e al suo Presidente affinché si ponga fine a questa bestialità, a questa miopia ..."
Si spendono tanto per fare rilievi e segnalazioni, le quali però, a loro dire, non vengono prese in considerazione; è questa un'informazione che desta insieme sgomento ed interrogativi preoccupanti, in quanto lo stato di emergenza alimenta l'economia in deroga innescando tutta una serie di dinamiche non proprio pulite che la Calabria non può permettersi. Interrogativi ancora più pressanti se si pensa chem la Regione Calabria non spende i fondi della comunità europea previsti per la salvaguardia del territorio. Le rivendicazioni sono chiare, così come sono chiari i disagi e le apprensioni con cui questi lavoratori sono costretti a convivere, ed affinché queste non restino ancora una volta lettera morta Antonino Zema annuncia lo stato di agitazione del servizio.
Gli studi sui quali Al Gore, premio Nobel per la Pace del 2007, ha basato il documentario "una scomoda verità", ci dicono che a causa del riscaldamento globale l'intensità delle precipitazioni tende ad aumentare, gli effetti di questa tendenza li abbiamo vissuti sulla nostra pelle lo scorso autunno e proprio ieri ne abbiamo avuto un nuovo assaggio. Con ancora negli occhi le immagini delle Cinque Terre e della provincia messinese l'auspicio è che vi sia da parte di tutti maggiore attenzione e responsabilità sul tema.
:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

 a distanza di settimane la situazione peggiora e nessuno interviene... Quale FUTURO VERO VEDRANNO QUESTI LAVORATORI CHE ATTENDONO IL PAGAMENTO DELLE SPETTANZE DI AGOSTO....e intanto i lavoratori anticipano le spese per non interrompere il servizio, ma non sappiamo sino a quandio potranno farlo....i politici calabresi quelli che ogni mese vedono un bel po' di quattrini sentono veramente in cuor loro il disagio che tante famiglie sopportano sulle proprie spalle......

Vi riproponiamo un articolo di circa un mese fa da 

IL DISPACCIO

"Alluvioni a giorni alterni". Prefetto Piscitelli convoca tavolo per risolvere rebus sorveglianza idraulica in Calabria


alluvione- di Alessia Candito - Svolgono un lavoro di pubblica utilità ma lavorano solo tre giorni a settimana. In una regione come la Calabria devastata dal dissesto idrogeologico, sovrintendono al fondamentale monitoraggio di fiumi e fiumare, censiscono scarichi e sversamenti abusivi, segnalano le criticità e gli interventi necessari a tutela delle coste e delle acque marine, eppure lavorano part -time. Hanno segnalato fusti abbandonati nei torrenti, discariche abusive, l'abbandono nei corsi d'acqua piccoli e grandi della regione di rifiuti, spesso speciali o pericolosi, ma l'allarme lanciato è rimasto lettera morta. Quello dei sorveglianti idraulici è un paradosso tutto calabrese di cui adesso anche il prefetto Valerio Piscitelli – su sollecitazione dei sindacati - ha deciso di interessarsi. E non solo per risolvere gli annosi – ma comuni a tutti i lavoratori del pubblico o para-pubblico – problemi di stipendi non pagati o arretrati, ma per cercare una via d'uscita nel ginepraio della normativa che ha trasformato i trecento sorveglianti calabresi in notai del dissesto, privi di qualsiasi potere e - praticamente per contratto – assenti.
"Un servizio di questo genere va fatto tutti i giorni, non come questa Giunta ha voluto fare – denuncia Antonino Zema, della Fai Cisl - un servizio h24, che va fatto su sette giorni viene fatto tre volte la settimana. Se dovesse succedere qualcosa di giovedì, venerdì, sabato o domenica, nessuno della sorveglianza idraulica sarebbe deputato a operare. Le alluvioni sono consentite in Calabria a giorni alterni o questa Giunta ha un accordo diretto con il padreterno quindi sa che in quei giorni per contratto non ci saranno problemi".
Un rebus che domani mattina alle 11 il Prefetto Piscitelli si è impegnato quanto meno a cercare di interpretare. Oltre ai rappresentanti sindacali al tavolo convocato in Prefettura ci saranno gli Assessori regionali all'Agricoltura, Michele Trematerra, alle Infrastrutture e ai Lavori Pubblici, Giuseppe Gentile e al Bilancio, Giacomo Mancini, e il commissario Afor. Ma soprattutto – promettono i sorveglianti idraulici calabresi – ci saranno i lavoratori determinati a far pesare la propria presenza fuori dal palazzo, come già hanno fatto lo scorso venerdì scorso, quando hanno portato in piazza le loro rimostranze insieme ai "colleghi" della Afor. È sotto il grande ombrello dell'ente strumentale calabrese che si occupa di forestazione che è stato creato il dipartimento di sorveglianza idraulica, ma il loro inquadramento non è quello di un normale dipendente.
Nati grazie alla legge regionale numero 31 del 19 ottobre 2009 - che ha autorizzato l'Afor ad assumere personale part-time con la qualifica di sorvegliante, addetto ai centri di digitalizzazione dei dati georeferenziali e ufficiale idraulico, necessari allo svolgimento del servizio di sorveglianza idraulica – i sorveglianti sono in larga parte tutti ex dipendenti della Why not, che in precedenza aveva in appalto la rielaborazione dei dati calabresi del settore. Ma l'iter che ha portato gli ex dipendenti dell'azienda finita al centro di tante inchieste sotto l'ombrello Afor, è stato tutto fuorchè semplice. Si è dovuto attendere il febbraio 2010 perchè l'autorizzazione regionale si trasformasse in un avviso pubblico per l'avviamento a selezione di personale, puntualmente concretizzatasi nell'assunzione a tempo indeterminato del personale part-time da adibire al monitoraggio della rete idrografica regionale. Il problema che il sindacato segnala - e per il quale ambientalisti e comitati lanciano l'allarme – è che il servizio, avviato il 20 dicembre 2011 – si svolge con "contratto part-time distribuito su tre giorni lavorativi – si legge nelle carte - ed il personale esplica, per effetto del Piano operativo 2012, esclusivamente attività di monitoraggio dello stato dei luoghi delle aste fluviali con censimento delle opere in alveo. Non è previsto lo svolgimento di servizio di piena o altri servizi di vigilanza legati al monitoraggio ambientale".
Traduzione, dicono i sindacati, si risparmia sulle risorse che potrebbero essere utilizzate per la prevenzione, per poi lasciarsi sorprendere dalle emergenze. "Se dobbiamo fare economia non possiamo continuare a rincorrere le emergenze, ma è necessario un lavoro a monte sui torrenti, su fiumi e fiumare, dando un servizio che ha una ricaduta immediata e visibile sui territori, ma soprattutto – sottolinea Zema - dando una prospettiva futura ai territori stessi e alla comunità"
E le potenzialità ci sono, così come le professionalità denunciano i lavoratori. "Questi ragazzi che sono trecento in tutta la Calabria hanno fatto tutto il lavoro necessario per il Pai, il Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico, che servirebbe non solo per monitorare la situazione, ma anche per prevedere che tipo di interventi fare". I sorveglianti idraulici si occupano infatti del monitoraggio, ma dopo a intervenire dovrebbe essere la forestazione che – sostengono lavoratori e Rsu - ha le capacità e le competenze "ma questi lavoratori sono orfani di una progettazione e una pianificazione vera".

Nessun commento:

Posta un commento